Isis, Stato Islamico, comunicazione sonora, marketing, reclutamento, un mix esplosivo che nessuno riesce a comprendere. Sebbene periodicamente nei giornali e telegiornali si fa un gran parlare di Isis o di Stato Islamico, di terrorismo e di attentati in pochi sanno cosa sia davvero l’ISIS e quali sono le sue origini. E neppure il pubblico è interessato a saperlo.

In questa pagina voglio sottolineare la potenza comunicativa dell’ISIS. In primo piano l’analisi sonora del format comunicativo. In fondo alla pagina (in aggiornamento) alcuni elementi per capire il fenomeno. Nella speranza e nella voglia di voler spiegare bene il fenomeno e rendere un servizio completo ai lettori di questo blog.

Dall’immaginario visivo…

L’analisi sonora dell’ISIS è doverosa per questo blog in quanto lo Stato Islamico (ISIS o IS) oltre ad essere uno Stato, una organizzazione, o altro, è anche un Format comunicativo.

Nel documentario trasmesso da Piazza Pulita Crack : Nascita del format ISIS vengono analizzati i video prodotti dall’ISIS. Il documentario mette in luce l’immaginario visivo da cui sono tratti quei video. Ossia evidenzia il fatto che l’immaginario visivo è tratto dall’immaginario visivo occidentale.  Nello specifico i video prendono spunto dagli spot di arruolamento dell’esercito americano o dai videogiochi cosiddetti “Sparatutto”. Questo immaginario visivo è ripreso e utilizzato dalle case di produzione video dello Stato Islamico per crearne uno nuovo più terrificante e impressionante.

… all’immaginario sonoro

Nel documentario di Piazza Pulita non viene fatta nessuna analisi sull’immaginario sonoro .

Per questo motivo ho preso in considerazione alcuni video ed ho posto la mia attenzione alle colonne sonore utilizzate.

A livello sonoro, credo che il discorso sia un po’ più profondo rispetto a quello visivo. L’immaginario sonoro di questi video è tutto orientale ed è proprio nel messaggio che si rinnova. Vi consiglio. innanzitutto, di ascoltare la musica di uno di questi video in un articolo di ADNKronos che vi linko. Ho scelto di non ospitare su queste pagine questo tipo di video.

Nelle colonne sonore utilizzate c’è un elemento di base talmente ovvio che passa inosservato a livello conscio: la ripetitività del ritmo.

La ripetitività del ritmo e del suono porta con se tre considerazioni:

  • Il canto è simile ad una canzone rap: nonostante la melodia sia riconoscibile come arabeggiamte, è costruita ed eseguita come fosse una canzone rap.
  • E’ una melodia orecchiabile: nel momento in cui le frasi musicali si ripetono due, tre, quattro volte, il cervello comincia a riconoscerne la familiarità e l’ascolto diventa piacevole.
  • E’ una melodia facile da memorizzare: anche se non si comprendono le parole, che inneggiano alla violenza e all’odio, il ritmo è facilmente ripetibile.

Insomma, vuoi o non vuoi, sia che capisci o non capisci le parole, questa cantilena ti entra nella mente.

La colonna sonora dell’ISIS: i Nasheed

Alex Marshall è un giornalista del Guardian e si occupa di musica e politica da diversi anni e dal suo articolo che potete leggere integralmente in inglese, vi ripropongo i punti che mi sono sembrati più interessanti.

  • Le canzoni usate dall’ISIS sono tutte cantate “a cappella”. Esse sono prive di strumenti musicali. Nello Stato Islamico, infatti, gli strumenti musicali sono considerati illegali. Gli strumen ti musicali avvicinerebbero il canto ad una concezione occidentale della musica. E per questo sono fuorilegge.
    • AGGIORNAMENTO 22 febbraio 2016 – Persino ascoltare la musica occidentale è reato, tanto che un ragazzo di 15 anni è stato decapitato in pubblico. Fonte il Messaggero.
  • I canti usati dall’ISIS sono chiamati nasheed. Si tratta di componimenti musicali nati negli anni ’70 prodotti e ascoltati dai fondamentalisti islamici durante le battaglie che si svolgevano in quegli anni in Egitto, Siria, Libano, Afghanistan e Cecenia.

Se vi capitasse di vedere e ascoltare un video diffuso dall’ISIS la colonna sonora è sicuramente un nasheed.

Come sono utilizzati i nasheed

I nasheed hanno finalità diverse:

sono colonna sonora dei video di propaganda.

sono usati come mezzo di incitamento alla battaglia.

sono usati per l’arrualamento dei foreign fighter.

Costruzione dei Nasheed

Alex Marshall scrive:

Queste canzoni sono vitali per l’organizzazione. Esse forniscono la colonna sonora a tutti i video dello Stato islamico; vengono diffuse da automobili nelle città che controllano, un po’ come le gang degli Stati Uniti che usano delimitare il loro territorio diffondendo canzoni rap; queste musiche sono anche suonate sul campo di battaglia. Il gruppo, poi, pare che produca canzoni su una serie infinita di argomenti.

L’ISIS usa la tecnologia e ne fa un uso massiccio.

  • Diversi brani sono costruiti come mix di più tracce vocali. Non mancano gli inni in cui la voce è lavorata con software di ritocco musicale come AutoTune. Si tratta di una applicazione che campiona la voce ed è molto usata da cantanti pop e rap internazionali. L’uso di questa tecnologia “occidentale” è giustificato dal fatto che i gruppi che ne fanno uso operano al di fuori delle linee guida religiose sebbene ad esse fanno chiaro riferimento.

Da LA STAMPA

Tra i nasheed più conosciuti c’è Dawlat al-Islam Qamat che sta diventando una sorta di inno non ufficiale dello Stato Islamico. Raccoglie ben 220.000 visualizzazioni su YouTube. Secondo Benham Said autore di Hymns: a contribution to the study of the jihadist culture questo canto va oltre il solito messaggio religioso, facendo riferimento direttamente all’alba che arriva, alla “vittoria imminente” e alla “jihad dei devoti”. Reso più solenne dai colpi dei mitra di sottofondo o dai passi dei soldati che marciano.

Nasheed tra tradizione e futuro

Insomma, pare che le case di produzione musicali dell’ISIS usino i nasheed raccogliendo la struttura musicale più tradizionale ma che li abbiano rivoluzionati nel messaggio. Le prime canzoni nasheed, infatti, nascevano per esprimere messaggi di resistenza e di difesa. I gruppi militari che le cantavano erano molto piccoli e molto spesso clandestini. I messaggi usati dai nuovi nasheed, invece, sono messaggi tutt’altro che difensivi.

Unico limite a questa “moda” l’avversione da parte dei capi dello Stato Islamico verso gli inni che sono una tradizione musicale occidentale.

Format IS tra marketing e proselitismo

Da aprile 2014, la Ajnad Media Foundation, che produce queste musiche, ha provveduto a sottotitolare le musiche, non solo in inglese come ha sempre fatto, ma anche in lingua italiana.

Il primo in Italia ad occuparsi del tema è stato Bruno Ballardini, che con il suo libro pubblicato a maggio 2015 dal titolo “ISIS, Il Marketing dell’Apocalisse” dedica un capitolo alle produzioni musicali. Il libro parla di marketing e di strategia. Presenta l’”ISIS” e l’”Occidente” come due prodotti estremi del marketing dell’apocalisse.

Per quanto riguarda la musica Ballardini mette in risalto come la musica riesca a fare proselitismo anche tra i non fedeli, musicisti occidentali che creano altri proseliti.

Scrive Ballardini: quello che è più interessante notare è come dalla musica abbiano finito per fornire anche volontari per il jihad.

Conclusione: uno strumento in più

Non serve certo questo post ad evidenziare la forte capacità comunicativa dell’ISIS. Con il mio blog, però, voglio far notare come l’attenzione comunicativa dei prodotti ISIS sia rivolta a tutti i particolari. Insomma, uno strumento in più per la comprensione di questa realtà e del suo format.

AGGIORNAMENTO 18 marzo 2016

Dal blog di Giovanna Cosenza, professore ordinario presso il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione dell’Università di Bologna:

La comunicazione dello Stato Islamico (IS): un’analisi semiotica

Per capire ciò che oggi accade nel mondo in nome dell’IS o Stato Islamico (come dal 2014 si fa chiamare ciò che molti preferiscono ancora identificare come ISIS), è necessario approfondire non solo la sua storia e la sua ideologia, ma soprattutto la sue strategie mediatiche.

In questa prospettiva di approfondimento, ho cominciato ad assegnare alcune tesi di laurea. Pubblico qui quella di Alessandra Maria Stella Milani, discussa il 7 marzo scorso e molto ben fatta.

A questo link  puoi leggere la tesi.