Gli assistenti vocali sono in piena espansione sul mercato e, in questi giorni, come dice Edward C. Baig dell’ USA TODAY  hanno qualcosa da dire. La settimana scorsa, infatti, durante il TechCrunch Disrupt è stato presentato uno che pare rivoluzionerà il mercato degli assistenti vocali. Il suo nome è Viv. A progettarlo è stato lo stesso padre di Siri, Dag Kittlaus che ha dimostrato quanto Viv sia molto più intelligente di  Siri. Infatti Viv riesce sia a rispondere a domande molto più complesse, sia riesce a compiere azioni multiple. Ossia, mentre Siri non comincia un secondo comando se non ha completato il primo, Viv può registrare una lista di comandi che svolgerà di seguito.

Viv interagisce con molte app grazie all’ integrazione con servizi terzi, come ormai la ripetuta Uber e potrà compiere azioni concrete come acquisti e prenotazioni. A meno che qualcuno non la acquisisca e la renda esclusiva, potenzialmente, Viv potrà essere usata da tutti. Anche se molto dipenderà dagli sviluppatori che la vorranno implementare.

Assistenti vocali in espansione

Ne abbiamo già parlato insieme chiedendoci perché tutti i dispositivi vogliono parlare: se da un lato c’è il bisogno di una interfaccia vocale, vuoi perché gli schermi sono troppo piccoli, vuoi perché le dita degli utenti sono troppo grosse, vuoi anche per motivi di accessibilità, c’è un bisogno ancora molto più forte da parte del mercato che si vuole espandere.

Il mondo digitale sta vivendo un momento di passaggio dalla completa apertura ed espansione alla chiusura del walled garden (letteralmente del giardino murato) ossia dell’ecosistema digitale costruito per non fare uscire gli utenti dalla piattaforma. Mentre, infatti, le aziende e i grandi colossi della tecnologia si espandono e sono alla ricerca di nuovi mercati, nello stesso tempo gli stessi colossi stanno chiudendo le porte cercando di farci stare dentro le loro piattaforme il più possibile.

Lo stesso sta accadendo per i produttori di hardware: sempre nell’articolo perché tutti i dispositivi vogliono parlare dicevamo che l’assistenza vocale oggi non si limita solo ai nostri smartphone ma la ritroviamo anche in altri dispositivi ed elettrodomestici.

Viv, il nuovo assistente vocale, promette di rivoluzionare il mercato. Insomma, qui non è più un gioco, o uno scherzo, non si tratta di fare impazzire l’assistente vocale o fargli creare musica. Qui si fa sul serio, si spostano soldi.

Dobbiamo capire che la capacità dei dispositivi di riconoscere le parole e la nostra voce sarà parte integrante dell’Internet delle cose, dall’internet indossabili alle automobili connesse, all’automazione e agli elettrodomestici.

Il vice presidente corporate di Microsoft Derrick Connell sostiene che

il linguaggio naturale è davvero l’interfaccia utente principale.

Ad ogni modo, sempre con le dovute cautele, presto sentiremo bot e robot, alimentati da intelligenze artificiali, che mirano a simulare la conversazione umana. Sottolineo a simulare.

Il CEO Dag Kittlaus, anche se è di parte, ha tutto l’interesse a dire che VIV è il meglio, ha affermato

“Quanto più si chiede di Viv, tanto più si arriva a conoscere se stessi. Siri è stato il primo capitolo, e ora ci si prepara ad una nuova era di Internet.”

Cosa che tra le altre cose è alla base di questo blog. Tra i primi articoli che scrivevo, per esempio, riprendevo un articolo di Christian Cantrell, Engineering Manager presso l’Experience Design Team di Adobe, dove si indicava Il suono come quarta dimensione dell’ UX Design. Cantrell diceva:

“stiamo migliorando e arricchendo la tecnologia ma anche stiamo imparando meglio a conoscerci” e a capire quali sono i nostri reali bisogni.
Continua Cantrell: “Il fatto che si continui a sostituire sia la dissonanza incidentale e puramente funzionale (i rumori casuali e legati alla funzione) con armonie accuratamente progettate e composte, e si continui a integrare l’arte (musicale) con altri tipi di esperienze (fondamentalmente) sensoriali, dimostra che stiamo sviluppando una sempre più sofisticata comprensione non solo della nostra tecnologia, ma anche di noi stessi”.

A 10 mesi dalla nascita di questo blog, mi pare sia una bella conferma.