Scrivere un blog di nicchia significa che ogni anno si deve raggiungere un traguardo che ti porta ad affrontare nuove sfide. Ogni anno lo ricordo a me stesso.

7 anni di blogging

In questo periodo (Primavera Estate 2022) il blog ha subito un brusco arresto.

Purtroppo una brutta tendinite, causata da un abuso della tastiera e ripetuti sforzi fisici per gestire mio padre, affetto da parkinsonismo, mi ha costretto a rallentare le attività di scrittura per il blog.

Ma non potevo lasciar passare questa data, senza mettere un punto, scrivere un appunto e festeggiare il settimo compleanno.

Salvo ulteriori imprevisti, acciacchi e disavventure (che in questo periodo stanno pestando tutti), direi che il blog ritornerà in piena attività a settembre. Indicativamente la prima settimana di settembre.

Le idee sono tante e sto lavorando concettualmente o diversi progetti. Non avere l’ansia di pubblicare e rallentare l’aggiornamento da news mi permette di pensare con più profondità. E grazie ad alcuni input positivi ci saranno delle novità.

Sui social ho proposto un questionario che vi invito a compilare qui di seguito. Ci vuole davvero un attimo e se stai leggendo questo articolo sarà solo a tuo personale vantaggio.

Sui social la scelta è stata molto netta riducendo ad un paio di temi gli interessi dei lettori. E su questi temi focalizzerò il mio lavoro autunnale e invernale.

Corso di progettazione Chatbot e interfacce conversazionali

Inoltre sul lato del corso per la UXUniversity ci sono delle novità.

Intanto perché i recenti studi mi hanno portato a nuove frontiere. Racconterò più avanti gli ultimi sviluppi. E poi ho raccolto i contributi che sono stati dati dai corsisti del corso UXUniversity. Alla fine di ciascun corso, infatti, viene distribuito ai partecipanti un questionario di valutazione del docente, dove i corsisti valutano numericamente i vari aspetti del corso e possono scrivere suggerimenti al docente.

La UXUniversity poi mi gira i dati aggregati e mi invia le sue osservazioni. Questo permette a me, come agli altri docenti, di migliorare, di stagione in stagione, i contenuti del corso, garantendo sempre la massima qualità.

6 anni di nicchia

Ci siamo. 3 luglio 2015 – 3 luglio 2021. Il sesto anniversario si avvicina e come ogni anno festeggio le mie date cardinali con i lettori.

E festeggiare sei anni di scrittura, di studio e di crescita professionale mi sembra il minimo. Tanto più se lo festeggio con un nutrito ma specifico gruppo di persone.

Un blog di nicchia

Il mio blog è spudoratamente un blog di nicchia. Si rivolge ad un pubblico ristretto di persone. Indicativamente a due comunità.

  • A chi è interessato al mondo sonoro e della tecnologia sonora.
  • A chi guarda all’architettura dell’informazione dei nuovi touch point.

Non è affatto facile attirare l’attenzione di queste due esigenti comunità. La vita dei pionieri di provincia non è facile.

La guerra dell’attenzione

Il web cambia ogni giorno, il mondo è cambiato, le Big Tech, i così detti GAFAM, sono in continua competizione. Una competizione sotterranea ma spietata. Ciascuno detta le sue regole. O con loro o contro di loro. A farne le spese sono (siamo) sempre i piccoli. Quelli, come me, che si devono destreggiare tra creazione di contenuti e miglioramenti tecnici. E che schierandosi, ogni giorno, devono valutare i rischi benefici.

La guerra in atto è la guerra dell’attenzione. Di questa guerra il blog e il suo autore, producendo contenuti, ne fanno pienamente parte. E se ti trovi a leggere queste parole te ne sono infinitamente grato perché ti sei schierato dalla mia parte. Dalla parte di una nutrita minoranza che crede ancora nell’internet.

Lotta all’analfabetismo

Devo ammettere però che sebbene mi piacerebbe, arrogantemente, di essere punto di riferimento delle comunità appena dette, mi piacerebbe, umilmente, raggiungere la comunità di chi ha meno strumenti di comprensione e di consapevolezza.

Ci penso da diverso tempo e ci penso soprattutto quando affronto temi che appaiono di difficile comprensione a me stesso. E magari, proprio per questo ne scrivo. Per chiarirmi.

Il mio tentativo è quello di spingermi oltre le mie personali bolle informative. Ho voglia di studiare e di allenare la mia mente a nuove sfide, per mantenermi vivo professionalmente. Nelle nostre bolle è troppo facile sentirsi dire di esser bravi e adagiarsi sulle proprie competenze. Io cerco di più.

Sapere di non sapere

Andrea Resmini, in un webinar di Architecta, diceva giustamente che siamo tutti analfabeti in determinati ambiti. Siamo tutti ignoranti perché ci sono determinate cose che non sappiamo fare o non conosciamo. Ma già questo è un discorso alto, più filosofico. “Sapere di non sapere” è un livello alto della conoscenza. Chi è analfabeta (spesso culturalmente), magari sa leggere, forse sa pure di non sapere, ma non sa minimamente da dove cominciare per capirci qualche cosa.

Ed è questo il problema alla base di chi crea contenuti e di chi combatte ogni giorno la guerra dell’attenzione. La cerchia di chi sa leggere (e comprendere un testo) è già una nicchia.

Navighiamo su barche diverse

Chi è istruito, chi lavora nel mondo della cultura e dei contenuti, viaggia su una barca diversa rispetto a chi è analfabeta.

La barca di chi sa leggere e scrivere (e, aggiungo sempre, comprendere) è sempre più comoda, più ampia. Chi sta su questa barca, spesso, non riesce neanche ad immaginare quanto sia stretta la barca degli analfabeti.

Dall’altro lato, gli analfabeti non hanno nessuna intenzione di mostrare la propria ignoranza o di gridare socraticamente di “sapere di non sapere”.

E in questo la tecnologia (e la sua User Experience) ha vinto su tutti. La tecnologia ha aiutato e camuffato una massa di persone che prima non aveva modo di nascondersi e per questo veniva emarginata. Oggi, un bambino che ha iniziato a parlare e che sa scrollare immagini sul telefonino è già il genio di famiglia. Gli adulti che si abbuffano di video su smartphone costosissimi, non sono geni, ma hanno una posizione in società, possiedono gli stessi dispositivi di chi lavora con quegli strumenti.

La mia visita militare

Condivido spesso un episodio della mia vita personale che mi ha aperto gli occhi su questo mondo. Parlo del 1994 ma, proprio per l’espansione della tecnologia, penso che la situazione sia peggiorata.

Al tempo, andavo ancora al liceo, quando ancora si faceva la fatidica visita militare. Essendo residente in una località di mare fui richiamato per le forze di marina. Dalla Sicilia mi recai, in treno, a Taranto. Chi mi conosce sa che il mio italiano è un italiano fortemente regionale. Ma per i miei commilitoni “temporanei”, allora, parlavo un italiano standard forbito.

La visita durava tre giorni. Feci le classiche visite mediche e poi arrivò il giorno delle prove attitudinali e psicologiche. Eravamo tutti schierati in un grande cortile, davanti ad una mega aula dove saremmo dovuti entrare per compilare i cosiddetti quiz.

Ovviamente i test erano scritti. Tra le urla dei caporali che richiamavano al silenzio, se ne alzò una che mi fece sorridere. Il caporale disse:

Tutti coloro che sanno leggere e scrivere stiano al loro posto. Tutti coloro che non sanno né leggere né scrivere si spostino dalla parte opposta del cortile.

Sorridevo e quasi mi mettevo a ridere, dall’alto dei miei 17 anni e dei miei studi liceali. Ridevo perché pensavo che tutti, nel 1994, sapevano leggere e scrivere. Almeno questo. Personalmente frequentavo e conoscevo solo persone scolarizzate. Dall’alto del mio grado di istruzione ero consapevole che non tutti sapessero cosa fosse la consecutio temporum ma leggere e scrivere… dai.

Scoprii presto e all’improvviso che così non era. Il sorriso si spense quando la maggior parte dei miei coetanei si spostò in blocco, lasciando uno sparuto gruppetto di “letterati e scrittori”. Non ricordo il numero esatto. Ma certamente fu shockante. Eravamo rimasti veramente in pochi. Quella massa di giovani, poco più o poco meno che diciottenni, aveva bisogno di qualcuno che gli facesse le domande oralmente e che qualcuno impugnasse per loro una penna per dare una risposta.

Analfabetismo di ritorno

Tra quei ragazzi, c’era una massa di analfabeti di ritorno. Molti, quasi tutti, avevano la terza media. Ma la maggior parte erano ragazzi lavoratori che a malapena sapevano mettere la loro firma su un documento.

Ancora oggi, quando mi avventuro nelle periferie, nei sobborghi delle città, così come nei ghetti di ogni comune, questo fenomeno è tangibile. Basta parlare con un ragazzo o una ragazza, con un mega smartphone in mano, per capire che non riescono a fare un discorso, a lanciarti un messaggio. Magari ti ripetono quello che sentono dire, ma è ampiamente visibile che non hanno capito il discorso, ascoltato. Tutto si “riduce” alle relazioni, agli amori, ai conflitti.

Sarà pure per questo che risolvono i conflitti a botte?

Parlare di Architettura dell’informazione e User Experience

Ha dunque senso parlare del valore dell’architettura dell’informazione e di user experience? Ha senso esporsi ogni settimana? Perché uscire dalle proprie bolle ti lascia scoperto da giudizi e sonore bastonate.

Le persone per cui scrivo, forse non hanno neppure bisogno di queste pagine, forse trovano le stesse informazioni in altre lingue. A maggior ragione, ha senso?

Devo dire, che con tutta onesta, la risposta è sempre positiva.

Perché foss’anche uno solo di questi articoli arrivasse ad una sola persona che ha bisogno di queste parole, questo basta. Avrò assolto al mio ruolo di pioniere solitario.

Mentre per tutti gli altri, il confronto è aperto, nei commenti, dove chiunque può migliorare quello che scrivo io. Tanto è vero che ci sono tanti articoli scritti a più mani con i lettori.

Un mondo complesso

Viviamo in un mondo molto complesso, sempre più complesso e interconnesso. E nello stesso tempo siamo tutti connessi ma sempre più soli e isolati.

Per questo io vi ringrazio di cuore. Potreste leggere altri blog, altre opinioni, altri autori. Potreste ricevere altre valanghe di informazioni. E, invece, avete scelto me. Non ho l’arroganza di dire che sono stato io a scegliervi. Sono più convinto che ciascuno fa il suo viaggio verso l’altro.

Sono felice di aver incontrato anche te e che il luogo di incontro sia proprio questo blog!

Grazie! Grazie mille!


5 anni di blog

da Toni Fontana | Lug 6, 2020 |

Ci siamo. Il blog ha compiuto 5 anni.

Non so perché, sarà la nuova dimensione post covid, eppure ho la sensazione che sia passato poco tempo da quel giorno in cui ho preso la decisione di aprire un blog e dalla mia prima pubblicazione.

Tante sono le soddisfazioni che mi ha dato questo blog, anche se ultimamente mi è sempre più difficile gestirlo.

Ma ultimamente ho ricevuto un bel complimento.

Il più bel commento di sempre

Il lettore Dario, il 7 marzo 2020, in fondo all’articolo sugli altoparlanti mi scrive.

Ho apprezzato molto questo articolo soprattutto con l’onestà mentale con il quale è stato fatto. Sì percepisce che vengono dati consigli “super partes” che esulano dall’intenzione della sola vendita. Il livello tecnico dell’articolo è molto alto e dettagliato entrando nel merito della materia acustica e questo, gentile sig. Fontana, lo ha distinto positivamente da molti altri articoli in rete che ho potuto leggere.

Complimenti vivissimi.

Fammi un regalo dalla mia lista Amazon.

Pronti? Ripartenza. Via!

Chi segue con assiduità il blog sa che durante il lockdown mi sono bloccato ed ho ridotto notevolmente la pubblicazione di contenuti.

Qualcuno mi ha detto che non ho colto l’opportunità. Può darsi. Ho osservato e cercato di estrarre qualcosa da questo periodo. Bravi tutti coloro che si sono inventati qualcosa. Ma ciascuno ha reagito a modo suo. Io ho preferito essere sincero, aperto, trasparente, rivelando una mia debolezza, piuttosto che vantare un ottimismo, che, da parte mia, sarebbe risultato falso.

Le opportunità in cui credo vengono dai momenti gioiosi, dagli incontri, dal confronto.

Nuove sfide

Uno dei temi rilevanti da affrontare è il tema del fallimento, da parte di molti professionisti, nel diffondere una cultura del design digitale in Italia.

Io punto principalmente sulla consapevolezza dei mie lettori. Forse però la consapevolezza nasce anche da una conoscenza di base degli strumenti, da una cultura già ben radicata.

Ogni qualvolta che io esco dalla mia bolla, invece, mi ritrovo difronte un muro di analfabetismo enorme.

Io mi rivolgo ad una nicchia di persone: curiose, che acquistano tecnologia di ultima generazione.

Ma moralmente sento che c’è il bisogno di istruire fasce enormi della popolazione, che si nascondono dietro un dispositivo mobile, ma che in realtà, non hanno la minima idea di cosa sia una mail, un file, un documento digitale. Spesso non hanno neppure la consapevolezza di cosa hanno in mano. Nel senso che magari posseggono un iphone di cui non conoscono le funzionalità o impostazioni.

Sono persone adulte, ma anche ragazzi, che nel rigetto dei social o nell’uso superficiale del web, rifiutano anche di imparare giocando.

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Mi piacerebbe creare qualcosa vicino ad un centro di formazione digitale permanente. Compito arduo. Ma vedremo.

Si riparte

Come ho già raccontato, in queste settimane, ho messo mano alla parte tecnica del sito. Cercando di correggere tutta una serie di errori che danneggiavano il posizionamento del sito.

Ho scoperto che ci sono persone che mi hanno collocato fra i loro blog preferiti, chi studia il mio sito.

A tutti, con la massima umiltà, va il mio grazie!

Restano ancora tante cose da fare. Ne sono consapevole. Cercherò di migliorare e di fare del mio meglio, come sempre.


4 anni di architettura dell’informazione sonora

da Toni Fontana | Lug 1, 2019 |

Fra qualche giorno, il 3 luglio, il blog compie 4 anni di vita. Quattro anni di diffusione della disciplina, quattro anni di crescita e di battaglie. Piccole battaglie che meritano la menzione solo per la fatica che portano con se.

Il mio ringraziamento va a tutti lettori, ammiratori, seguaci e detrattori. Che in un modo o nell’altro mi spronano a fare sempre meglio.

Com’è un quattrenne?

Non avendo figli non so bene quale sia lo sviluppo di un bambino di quattro anni. Da quanto leggo in giro però pare che a quattro anni si sia più autonomi, con delle idee quasi definite, quasi delle convinzioni.

E penso anch’io che questo blog sia molto più indipendente che nei suoi primi anni di vita. Mi pare, senza presunzione, che qualche idea buona l’abbia prodotta, che il corso di progettazione chatbot sia tra le cose più belle che potessero capitare. E la mia attività a partita IVA prosegue con molte soddisfazioni. Insomma, un bel traguardo.

Dedicato ai lettori

Io so che chi è fuori dalla bolla dell’User Experience non comprende a pieno il significato di architettura dell’informazione, né comprende a pieno il mio lavoro.

Penso continuamente a come divulgare meglio questa disciplina e i suoi metodi di lavoro. E mi piacerebbe fare parte di una comunità di studenti solidale.

Ma a prescindere da questo, ancora una volta, voglio affermare la mia voglia di raccontare quello che imparo, che leggo e che ritengo utile da condividere.

Atto di fiducia

Non ho molto promesse da fare quest’anno.

So che ho tanto lavoro da affrontare. Ho tanti progetti per la testa. Ma mi rendo conto che da solo si conduce una guerra in solitaria. Come un moderno Don Chisciotte o Sancho Panza che da sognatore vive la scoperta, il viaggio, perdendosi nei meandri dell’esistenza, ma da solo.

Un progetto ha (avrebbe) bisogno di più occhi, di più menti, di più cuori. Avrebbe bisogno, ripeto, di una comunità.

Per cui, oggi, prima ancora di essere un sogno, questo blog (come tutti i blog) è un atto di fiducia verso l’umanità che naviga l’Internet. Un atto di estrema fiducia in chi mi legge, anzi nei confronti di un lettore/lettrice,

Perché, in fondo, il desiderio di arrivare a più persone è il desiderio di parlare davvero al cuore e alla mente di almeno una persona. A te, proprio a te che mi leggi in questo momento.

Un atto di fede verso quel tuo essere umano che comprende e che attraverso queste pagine, di settimana in settimana, si appassiona all’architettura dell’informazione, ne comprenda, colga e pratichi i suoi valori; allo studio degli assistenti vocali come dei chatbot. In una parola si appassioni alla progettazione.

Attivista dell’architettura dell’informazione

Forse ve l’ho già detto e scritto ma mi capita di avere qualche resistenza a pubblicare determinati articoli. Alcuni li ritengo di grande valore e la pubblicazione e condivisione è ardua.

Ho espresso questa resistenza ad Alessandro Tartaglia, direttore didattico della Scuola Open Source di Bari, durante il Wiad Palermo 2019. Alessandro, che della condivisione aperta ha fatto il suo motivo di vita, mi ha consigliato di vivere la mia attività online e di blogging come un attivista.

Insomma, di svolgere la mia attività finalizzata a produrre un cambiamento di paradigma. O ancor più semplicemente stimolare e promuovere consapevolezza diffusa.

E diciamo che in questo senso l’idea mi convince.

Da solo o in compagnia?

Certo è che, come dice il proverbio, “da soli non si è buoni neanche in Paradiso”. E chi mi insegnò questo proverbio aggiunse.

Buttatemi all’Inferno, purché in compagnia!

Quindi ho già dedicato un paio di articoli per capire se davvero tutti vogliono diventare UX designer e se qualcuno ha voglia di costruire una comunità di studenti.

Il tentativo è quello di essere meno soli. Una sfida. Come al solito.https://www.youtube.com/embed/LnET4RKXx5k?feature=oembed

Se vuoi sostenere il blog

Se sei un mio lettore e vuoi sostenere il blog puoi farmi un regalo. Davvero il modo più semplice e banale.

Ma il vero sostegno arriva dai commenti, dai suggerimenti, consigli, critiche costruttive. Dunque se puoi commentare di seguito agli articoli e arricchire questo blog sarà un atto di attivismo anche tuo. Fammi sapere!


Buon compleanno 2018

Buon compleanno! Caro blog Architettura dell’informazione sonora, buon compleanno! E auguri anche a voi, cari lettori! Che senza di voi non avrebbe alcun senso scrivere per tre anni ogni lunedì su un tema di nicchia come l’architettura dell’informazione e l’assistenza vocale.

Oggi il blog compie tre anni pieni, densi, veramente compiuti. 3 luglio 2015 – 3 luglio 2018.

Tre anni di blogging

Questi tre anni non so se sono passati troppo velocemente o troppo lentamente. Ma ci sono voluti tutti. Tre anni per superare tutte le difficoltà che il web pone, per guarire dalle ferite che il tempo e la vita infliggono. Tre anni per avere intorno, sul web, un gruppo di persone che ti segue, ti legge e ti vuole pure bene. E questo riscalda davvero il cuore.

Ve lo dico con sincerità. Alcune vicende private mi hanno bastonato a dovere. Questo blog mi ha salvato da tante situazioni. E soprattutto mi ha fatto vedere il mondo con occhi diversi. Ve l’ho sempre detto e lo ripeto. Questo blog mi ha insegnato tante cose e spero di restituire quanto mi è stato dato.

Architettura dell’informazione come rivelazione

Non so se sono riuscito in questi anni a trasmettere tutte le potenzialità dell’architettura dell’informazione. Cioè non so se si capisce quanto dell’architettura dell’informazione c’è in questo blog. Non so se sono riuscito a convincere qualcuno a studiare, o quanto meno, ad avvicinarsi alla disciplina.

Dalla profonda provincia in cui vivo è sempre una sfida. Chi mi segue sa che per me l’architettura dell’informazione è stata fin dal primo giorno una rivelazione. Divulgare ad altri questo messaggio per me era e resta qualcosa di importante. Un cambio di paradigma.

A volte dispiace non essere riusciti a spiegarlo al meglio. Qualcuno ha frainteso, qualcuno mi ha odiato. Io ho fatto solo il mio lavoro. Ho seguito il consiglio di persone più esperte di me; ascoltato tutti i maestri della disciplina. Ho detto e dico la mia con umiltà e dedizione.

Assistenza vocale e architettura dell’informazione

Il mondo sta cambiando e in questo cambiamento ci sono e ci saranno gli assistenti vocali.

Penso che questa tecnologia oltre lo schermo sia la nuova sfida dell’architettura dell’informazione. L’ho detto più volte. L’organizzazione dello spazio dentro uno schermo ormai è talmente standardizzato che il lavoro di un architetto dell’informazione non può più essere, solo ed esclusivamente, quello di organizzare le informazioni dentro il web.

Abbiamo il compito di organizzare le relazioni e le connessioni in un nuovo universo spazio temporale che è onlife. Abbiamo il profondo compito di far emergere sensi, significati, comprensioni. In un mondo sempre più complesso, qualcuno direbbe ipercomplesso, c’è estremo bisogno di architettura dell’informazione.

In questi tre anni ho cercato di parlarne il più possibile. A volte (ma anche adesso) mi sembra di ripetermi, di dire cose banali. Mi auguro di no.

Cambiamento e nuove sfide

Ultimamente penso che il cambiamento sia sopravvalutato. Cambiare significa provocare un terremoto nelle nostre vite. Cambiare vita, città, cambiare abitudini. A parole sembra una cosa facile. Ma nei fatti è dura.

Ed, infatti, nei fatti nessuno vuole cambiare. Nessuno cambia veramente. Cambiare significa mettere in discussione le nostre certezze. Quando arriva il cambiamento, il terremoto, a ricostruire tutto quello che crolla ci vuole tempo.

Per me ricostruire è stato un lungo percorso verso l’apertura di una partita IVA. Non una scelta facile. Se non altro per la massa di persone che sconsiglia questo passo.

Se non ci fosse stato un terremoto prima non avrei mai fatto questo passo.

Toni Fontana da freelance a partita IVA

Di conseguenza il blog ha subito un cambiamento profondo. Non solo grafico che è la superficie ma un cambio di obbiettivi. E quando cambiano gli obbiettivi cambiano le architetture. Come cambiano le fondamenta delle nostre idee così cambiano le strutture su cui poggiano le nostre grafiche.

L’home page è diventato il mio biglietto da visita. E il blog è stato leggermente messo da parte.

Se cambiano i bisogni cambiano le architetture. Se cambiamo le funzioni cambiano le architetture. Cambia il contesto? Cambiano le architetture. Gli obiettivi del progetto sono cambiati? E allora cambia l’architettura. Si tratta di un processo naturale.

Ho aperto una partita IVA personale e le cose sono cambiate. È cambiato il punto di vista. Si è acceso un nuovo interruttore. Già dal primo giorno i lettori sono diventati potenziali clienti. Persone che possono chiedere una consulenza.

Nuovi progetti

Il blog ha ed ha sempre avuto gli obiettivi di divulgazione della disciplina. E così ho continuato a fare. Ho riversato sul web una mole notevole di articoli ed opinioni di cui mi stupisco io stesso.

Che questa mole di contenuti fosse essenziale alla vostra vita non è detto. Ma se qualcuno ha letto e compreso meglio un determinato argomento, se si è acquisito un briciolo di consapevolezza in più rispetto al passato, allora questo blog ha assolto al suo compito e scopo.

Intanto la mia micro web agency è un traguardo davvero notevole. Anche perché i fiduciosi clienti sono sparsi tra la Sicilia, Roma e Milano. Si tratta di piccole e grandi sfide.

In autunno ci potrebbe essere una gran bella sorpresa e con qualcuno di voi lettori, ci si potrebbe vedere più spesso. Non vi posso dire di più. Ma vi terrò aggiornati!

Voi continuate a seguirmi! E ancora auguri!

Ascolta UX on the sofa #6 Toni Fontana e l’architettura dell’informazione sonora.

Due anni di blog. Due anni di Architettura dell’informazione sonora.

Nato il 3 luglio! Secondo anniversario dalla nascita. 3 luglio 2015 – 3 luglio 2017. San Tommaso, patrono degli architetti.

Festeggio insieme a voi questo compleanno, come ho festeggiato il precedente, perché per me architettura dell’informazione sonora è diventato un essere vivente che mi accompagna quotidianamente. Come un essere vivente ha bisogno di cure, di attenzione. Da un lato mi distrae dal quotidiano. Dall’altro lato più cresce più aumentano le responsabilità. Come un essere vivente, il blog ha fatto un sacco di cose. Penso di aver dato tantissimo ma so di aver imparato altrettanto. E poi adesso architettura dell’informazione sonora sta in piedi senza più barcollare. Certo, ci vorrà ancora del tempo e della fatica perché cammini tranquillamente, ma il viaggio è cominciato. E sono fiducioso.

Ogni maledetto lunedì

Il blog, Architettura dell’informazione sonora, si è impegnato in tutto questo tempo ad applicare le teorie della disciplina, prima sui miei progetti, che su quelli di altri. Qui sperimento sulla mia pelle se l’architettura dell’informazione possiede davvero le qualità che io predico. Se così non fosse, avrei poco da scrivere.

Credo di aver dotato i miei lettori di strumenti e di informazioni affidabili e di qualità. In Italia, penso che architettura dell’informazione sonora sia il blog più attivo e presente sul web per quanto riguarda la divulgazione della disciplina. E forse è diventato un punto di riferimento per chi vuole affrontare consapevolmente la rivoluzione culturale che stiamo vivendo.

Ho scritto un po’ di tutto. In questo ultimo anno mi sono sentito più maturo e più libero di scrivere anche di “altro”. Poi, per me, l’audio e le sonorità stanno in ogni cosa ed è lì che vado sempre a parare. Ma appunto, più che nei primi tempi, sento la totale libertà di scrivere digressioni senza dispiacere il lettore che mi segue.

Ho scritto quel che avrei voluto leggere

Non so se capita anche a te. Ma a volte leggendo su riviste o ascoltando la radio o la tv mi pare che manchino delle notizie davvero utili. Mi capita di ascoltare alcune notizie e di non capire in quale contesto è inserita la notizia. E allora, per i temi che più riguardano il blog, questi pezzi li ho scritti io.

Mi sono dotato ed ho adottato un handbook verification. Ho analizzato il format comunicativo dell’ISIS; ho contestualizzato e smontato la rinascita del vinile contro il download nel mercato musicale odierno; ricostruito, in italiano e sul web, un pezzo mancante di Storia, la vera storia dell’mp3. Ho proposto una lettura strutturale delle fake news. Solo per citare alcuni degli articoli che ritengo di rilievo. Ho, pure, scritto articoli più fruibili su come procedere ad una registrazione per principianti. Ho condiviso con i lettori gli strumenti che io stesso uso ed ho usato per il mio lavoro radio. Sono venuti fuori articoli scritti a più mani con i lettori, con chi aveva bisogno di un consiglio, come l’articolo sui registratori audio vocali. Ho condiviso con i lettori le mie ricerche su quale impianto audio acquistare; su come scegliere delle cuffie, fino ad una breve storia del bluetooth.

A questi articoli se ne aggiungeranno altri, quasi fosse una cronaca dal vivo, vista la loro evoluzione di mese in mese, su cosa sono e come si usano gli smart speaker.

Ma a sorpresa l’articolo che, in pochi giorni, ha scalato la classifica dei più letti del blog è stato l’articolo di servizio che ho scritto per i miei lettori, ma evidentemente di interesse più ampio, su cosa portare e cosa non portare ad un concerto. Ed anche quest’ultimo assente sui giornali mainstream.

Condivisione

Il mio tentativo è quello di condividere esperienze, crescita professionale, contenuti. L’architettura dell’informazione è stata per me una rivelazione. Considero la disciplina una lente potente che mette in risalto nodi e archi della nostra società. Senza questa lente non riuscirei a distinguere i cambiamenti che stiamo affrontando.

Divulgare alcuni di questi concetti, mettere sul banco di prova la disciplina stessa, incuriosire, mi è sembrato il minimo che potessi fare. E’ una sfida, certamente. La sfida di chi vive nella provincia, tanto più che l’Italia è essa stessa una provincia di un mondo in piena evoluzione.

Devo ammettere che a volte, mi aspetterei che ci fosse qualche condivisione in più. Sarei un ipocrita a non ammetterlo. Ma evidentemente l’esempio della condivisione non basta.

Mi guardo intorno

In questo anniversario mi guardo intorno e vedo giovani dalle grandi speranze, che vogliono cambiare, che non ci stanno. Qualcuno si avvia con entusiasmo, altri aspettano una qualche risposta che tarda ad arrivare. Fatto sta che al momento in pochi comprendono la definizione di architettura dell’informazione. Nonostante tutto non riusciamo a comunicare di che diavolo si tratta. Cosa fa, come agisce un architetto dell’informazione.

Le aziende e gli imprenditori non ne comprendono l’importanza. E anche quando si lavora con gli strumenti dell’architettura dell’informazione, le aziende lo nascondono. Quasi si vergognassero o volessero tenere per se il segreto.

Eppure in un mondo migliore avere un web migliore andrebbe a tutto vantaggio di tutti.

Purtroppo abbiamo perso il senso e il concetto di bene comune, di interesse della collettività. Qualunque cosa si fa o si dice, è fatta e detta per interesse personale. Che sia vero o falso, non importa. Nell’immaginario comune italiano viviamo in una giungla dove ci mangiamo a vicenda.

Opportunità

Questa mancanza di fiducia si trasforma in mancanza di conoscenza. E per me la divulgazione è divenuta una sfida. Senza illusioni, ma con un rinfrescante bagno di realtà e di umiltà, bisogna andare avanti. Passo dopo passo.

So quanto ci si possa sentire travolti da questo tempo. Eppure le opportunità, sono dappertutto, sono intorno a noi. Ce ne sono in ogni momento della giornata. Ogni minuto, ogni secondo. Bisogna aprire gli occhi e approfittare di ogni segnale.

Continuerò a scrivere

E allora, io continuerò a scrivere, almeno un post ogni settimana, forse anche due o tre (vedremo), ogni lunedì, di certo, io scriverò un post su questo blog. Penso che se riuscirò a far comprendere il cambio di paradigma che impone la disciplina, o a farne comprendere l’importanza anche ad una sola persona che non mastica di internet, avrò fatto il mio dovere.

Oltre al fatto che scrivere e condividere per la visione di questo blog è qualcosa di appagante e divertente, che mi spinge a studiare e ad imparare sempre di più. In ogni post ci metterò la mia passione e il mio entusiasmo.

Non posso obbligarvi a condividere quel che scrivo. Non posso obbligarvi a stringervi in comunità di pratica di cui comprendete anche poco l’ utilità e le opportunità. Eppure restate sintonizzati. Non cambia mai niente. Ma ogni tanto qualcosa accade e cambia tutto. Spero di sentire presto le vostre voci.

Buon anniversario, buon compleanno al blog e a tutti noi!

Vostro

Toni Fontana

Grazie!

3 luglio 2015 – 3 luglio 2016. Un anno di Architettura dell’informazione sonora. Oggi il blog compie un anno. Non mi pare vero. Non pensavo fosse così pesante, non pensavo richiedesse tutte queste energie. E’ stato un anno incredibile, di grande formazione e di grande presa di coscienza della realtà.

Prima di tutto, devo ringraziare i lettori di questo blog. Una nicchia della nicchia. Si tratta, in fondo, di un argomento vecchio, vecchio come l’audio, appunto, ma proposto con strumenti nuovi. Se non si è davvero interessati, non si ritorna facilmente a leggere i miei articoli. Oltre 5000 utenti sono venuti a curiosare, ma i migliori siete voi, che state leggendo, che siete più di quanto mi sarei aspettato.

Grazie al blog ho potuto studiare e approfondire tante cose che mi appassionano. Ritengo questa esperienza fondamentale anche per il mio futuro. Per questo motivo, così come è stato consigliato a me, consiglio a tutti di avere un proprio blog, con un proprio argomento e con la propria passione.

Cosa ho imparato

In questo anno ho studiato tanta architettura dell’informazione. Guardare e osservare il mondo attraverso il filtro dell’UX Design permette di vedere più in profondità quello che sta accadendo: gli scenari, i contesti. Il blog mi ha permesso di scegliere i filtri giusti.

Un anno fa ho scelto tre parole come sottotitolo del blog per darmi una direzione. Sono state tre parole che, a volte, ho sentite lontane ma le confermo perché per me sono tre parole significative: Contesti – Relazioni – Sonorità. Raccontano perfettamente questo blog, raccontano perfettamente chi sono io.

Contesti

Non esiste un unico contesto. I contesti sono tanti. Ciascuno di noi vive in un contesto diverso. Ciascun contesto è complesso. Siamo immersi in un contesto sonoro. L’architettura dell’informazione crea contesti. La musica crea contesti.

L’Italia è un contesto complesso. L’Italia ha bisogno (urgente!) di architettura dell’informazione. Al sud come al nord, il caos regna sovrano. L’architettura dell’informazione, quella vera, quella che migliora la vita dei cittadini, deve affrontare sfide importanti. In Italia non ha e non avrà vita facile. Prima di tutto deve affrontare coloro che nel caos prosperano e nascondono i propri misfatti. L’architettura dell’informazione è onesta, porta con se Fiducia e Trasparenza. L’architettura dell’informazione porta con se dei valori. Ancora è lontana la visione di avere un architetto dell’informazione in ogni progetto digitale. Ma è una speranza.

Relazioni

L’unica cosa che conta sono le relazioni. L’unica cosa che interessa a ciascuno di noi sono le relazioni. La gente, in strada, si occupa e preoccupa solo delle relazioni. Le persone hanno relazioni in base alle relazioni degli altri. La gente usa le relazioni. Se le relazioni non servono, l’arco di relazione viene tagliato. Quando perdi tutto capisci cosa sono le relazioni. Le relazioni che restano quando perdi tutto e che resistono a prescindere dalle altre relazioni si chiamano amicizie. Sono rare nella Vita.

Tutti usiamo strumenti per migliorare le relazioni. La gente vuole avere relazioni, vuole conoscere gli altri, vuole sapere cosa fanno gli altri. Le persone vogliono imparare, vogliono essere guidati, condotti attraverso relazioni.

Le relazioni ti possono salvare la vita

Non tutte le relazioni sono uguali. Comprendere questo significa migliorare la vita. Le relazioni possono essere, infatti, pericolose. Se non si comprendono possono far male. La persone vogliono ottenere il massimo con il minimo sforzo. Se riescono ad avere tutto da una relazione senza dare niente, prenderanno tutto senza dare niente.

L’esperienza insegna ad aumentare le relazioni significative. A volte, l’esperienza non insegna nulla.

Sonorità

Viviamo in un mondo rumoroso. I rumori di fondo sono tanti. I rumori ci confondono. L’inquinamento acustico è un problema, paradossalmente, inascoltato. Il mondo produce rumori quanto produce spazzatura.

C’è un mondo che grida, che ha bisogno di farsi sentire. Più grida e più diventa sordo. Tutti oggi siamo un po’ più sordi.

Abbiamo bisogno di silenzio. Il silenzio è ciò che ci fa comprendere i suoni.

Il rumore si palesa in maniera diversa, multiforme. Sappiamo tutto di tutti. Dobbiamo sapere tutto di tutti. Tutto è sempre più eccezionale, sempre più esplosivo. Siamo circondati da rumori.  Siamo distratti da continue notifiche. Acustiche e visive: applicazioni, sms, messaggi. Siamo sempre connessi a qualcosa, al continuo flusso di informazioni, uno tsunami di stimoli che si gonfia, sempre più confuso. Tutto così lontano, tutto così vicino. Il rumore ci sovrasta.

Abbiamo bisogno di silenzio. Il silenzio permette di staccare e di riposare.

Mettere ordine alla sonorità potrebbe significare mettere ordine alle nostre vite.

Buon compleanno!

Un anno di architettura dell’informazione sonora. Il primo anno. Buon compleanno a me, al blog, a voi e buona fortuna a tutti!

Niente canzoncine però. Silenzio. Solo silenzio.

Abbiamo bisogno di silenzio.