La voce, la nostra voce, è il miscuglio di tanti elementi fisici. La conosciamo? La conosciamo bene? Conosciamo i meccanismi che la fanno funzionare? Spesso no. Come spesso non conosciamo tutto quello che riguarda il nostro corpo fin quando non si rompe o si ammala. Eppure la nostra voce è qualcosa che fa parte del nostro essere, della nostra persona. La voce ci distingue, ci caratterizza, ci identifica.

Un commento

A commento del post “Entrare per la prima volta nel contesto sonoro” la lettrice Goretouch ha scritto:

Nonostante siano tanti anni che canto, suono e parlo in pubblico, ogni volta che sento le registrazioni mi fa un effetto stranissimo. Sinceramente, se canto, ascoltarmi mi piace (la prima volta che mi capitò di farlo mi fece un’impressione pazzesca e ogni volta (tuttora) sento una sorta di ebbrezza; ma è soprattutto quando sento la mia voce che parla che mi fa impressione. Mi sembra di esser dislessica. Sento il mio scandire le sillabe “rallentato”, con un ritmo fonetico “strano”
Non so come descriverlo, una cosa è certa, mi fa impressione e non riesco ad abituarmici. Quando ascolto ciò che ho detto mi piacciono i contenuti che ho esposto, ma mi vergogno terribilmente del ritmo della mia fonetica. Mah… 😀

Non è certo l’unica. Il disagio di riascoltare la propria voce registrata, ossia riascoltare la nostra vera voce, è diffusissimo.

Riascoltare la propria voce

La ragione di questo disagio è causato dal fatto che ciascuno di noi non conoscere la propria voce. Quando parliamo, infatti, non ascoltiamo la nostra voce con le nostre orecchie, ma ci ascoltiamo con tutto il nostro corpo: busto, spalle, gola e anche cranio. Ascoltiamo la nostra voce dall’interno del nostro apparato uditivo e non dall’esterno.

Quando parliamo, abbiamo le orecchie in una posizione lontana dalla bocca, impossibile avvicinarli. Il nostro sentire deriva dalle vibrazioni che il nostro corpo emana.

Per questo motivo quello che sentiamo noi non è quello che sentono gli altri. Quello che sentono gli altri è quello che si sente dalle orecchie ed è quello che è assorbito da un registratore e che è possibile riascoltare da un registratore.

Un atto fisico

Scrivo forse delle ovvietà, ma mi stupisco sempre che in pochi ci riflettano. La nostra voce è atto prettamente fisico. Parte dalla consapevolezza di un linguaggio: dagli impulsi mentali si passa a movimenti fisici che implicano l’emissione di un fiato, i polmoni vengono spinti dal diaframma, attraverso le corde vocali che vibrano, lingua e bocca, che in base alla loro forma e posizione creano un suono che è identificato, poi, in una parola. E’ qualcosa di veramente affascinante! Non trovate?

Il pensiero (astratto) di un mittente che si fa fisico e linguaggio per riattraversare le orecchie (il fisico) di un destinatario per ritornare ancora una volta pensiero (astratto).

Facciamo tutto questo in modo naturale, tanto da non pensarci per una vita. Ma quando ci registriamo, il suono a noi più familiare diventa il più estraneo.

Grazie!

Approfitto per ringraziare la lettrice e tutti coloro che mi seguono!