Mp3 è la sigla di un algoritmo. Mp3 sta per Moving Picture Expert Group-Audio Layer III.

Si tratta della codifica di un file audio compresso. Al di là delle sigle tutti coloro che ascoltano musica ne fanno uso e ne conoscono l’estensione .mp3.

In pochi, invece, si chiedono la vera storia del formato audio più famoso del mondo. Come è nato, chi è il vero fondatore, come e perché si è sviluppato e diffuso così nel mondo.

L’Mp3 è morto?

Il 23 aprile 2017 il Fraunhofer Institute for Integrated Circuits IIS ha annunciato che sono stati dismessi definitivamente gli sviluppi relativi ad alcuni brevetti e licenze dell’mp3.

Si legge nel comunicato.

Ringraziamo tutti i nostri licenziatari per il loro grande supporto nel rendere l’mp3 il codec audio nel mondo, negli ultimi due decenni.

Anche se ci sono codec audio più efficienti con funzioni avanzate disponibili oggi, l’mp3 è ancora molto popolare tra i consumatori.

E i quotidiani hanno dato la notizia della morte dell’mp3 tranquillizzando, comunque, sul fatto che i lettori mp3 di cui siamo in possesso, continueranno a funzionare.

L’mp3 è vivo!

Questa non è la prima volta che l’mp3 sia stato dato per morto. La prima volta, come vedremo, la dichiarazione di morte (che non ebbe la stessa visibilità) distrusse l’industria musicale e cambiò il modo di fruire della musica.

Vedremo cosa accadrà ai nostri giorni. Le major sperano che questo sia un nuovo inizio. Infatti, dopo i primi articoli e gli annunci della morte del formato audio mp3, si è fatta leggermente marcia indietro. Infatti la Fraunhofer, dopo il comunicato del 23 aprile, il 18 maggio ha dovuto precisare che l’mp3 è un formato che continuerà ad esistere. E che semplicemente il laboratorio tedesco di psicoacustica ha smesso di aggiornare e sviluppare il formato. Così come riportato dall’Internazionale.

In realtà l’mp3 sta benissimo, è solo scaduta la licenza d’uso negli Stati Uniti (in Europa lo era da diversi anni) e quindi le aziende del settore musicale possono usare questa tecnologia senza pagare una licenza. Il Fraunhofer Institute ha quindi deciso di interrompere il supporto al progetto mp3 e concentrarsi su nuovi standard audio.

Insomma, siccome alcune licenze dei brevetti (attenzione, non tutte) sono diventate libere, e non vengono versati più soldi nelle tasche della Fraunhofer e del vero inventore dell’mp3, questi non lavoreranno più su questo formato. Dedicandosi ad altri formati redditizi.

L’mp3 senza storia

La storia dell’mp3 ha dell’incredibile. Ma ancor più incredibile, a me è parso, che a nessun giornalista (in Italia) sia mai importato raccontare questa storia. Chissà perché. Tutti gli articoli che ho letto a riguardo, dopo un breve accenno sulla presunta data di nascita, vanno a parare da un’altra parte. Personalmente, invece, mi sono appassionato a questa storia e penso che anche i miei lettori si appassioneranno. E magari, condivideranno questo articolo, persino citandomi come fonte. E comunque, almeno per quanto ne so, questo è il primo articolo in italiano che racconta la vera storia dell’mp3.

Andando a cercare, ho letto la storia dell’mp3 scritta da Stephen Witt, un giornalista americano il cui libro How Music Got Free: The Inventor, the Music Man, and the Thief è uscito a giugno del 2016 negli Stati Uniti. In Italia è edito da Einaudi con il titolo Free. Si tratta di un’indagine giornalistica che va alle radici della crisi dell’industria musicale e ne racconta diverse vicende. Emblematico il sottotitolo. “Cosa accade quando un’intera generazione commette lo stesso reato”.

Le recensioni sul libro parlano in particolar modo sull’ultima parte del libro. Ossia parlano riguardo la storia della pirateria. Anche Paolo Armelli su Wired (l’articolo, purtroppo, è stato cancellato) parlando del libro racconta di come l’avvento dell’mp3 abbia cambiato l’industria musicale. O meglio, di come sia stata distrutta l’industria musicale, partendo da un file che permetteva di condividere brani musicali su internet.

Ma Stephen Witt, a mio modesto parere, fa un lavoro storico giornalistico più profondo.

La vera storia dell’mp3

La storia dell’mp3 è la storia di un lungo lavoro durato, in totale, 15 anni e forse più. Studio e lavoro svolto da un ingegnere, già bello grandicello, pagato dallo Stato con uno stipendio da impiegato (tedesco). Karlheinz Brandenburg.

L’mp3 ha richiesto, prima 10 anni intensi di sviluppo vero e proprio, dal 1980 al 1990. E poi la testardaggine di diffondere il formato. La sperimentazione sul nuovo algoritmo comportava l’applicazione di complessi studi matematici e di psicoacustica. Numerose furono le menti europee che parteciparono allo sviluppo. Questi scienziati studiarono, con passione e abnegazione, il modo di rendere un file audio un file come lo conosciamo oggi.

Brandenburg fu avviato a questi studi dal suo relatore di tesi il prof. Dieter Seitzer, che a sua volta era stato avviato allo studio di una strana disciplina chiamata, appunto, psicoacustica. L’iniziatore di questa disciplina fu il professor Eberhard Zwicker.

Sono andato a verificare la veridicità della notizia andando sul sito della IMTC in cui si può leggere che Karlheinz Brandenburg nel 2014 ricevette un premio come capo del progetto che permise la codifica e la standardizzazione del file audio mp3. Insieme al collega Bernd Edler. E nessun riconoscimento, riguardo l’mp3, ha mai ricevuto il nostro Leonardo Chiariglione, sebbene tanti e autorevoli sono stati i premi da lui ricevuti.

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Psicoacustica

Per chi non lo sapesse, la psicoacustica è la scienza, oggi avanzatissima, che studia la percezione del suono nell’essere umano.

Il prof. Eberhard Zwicker dopo decenni di studi ed esperimenti era giunto alla conclusione che l’orecchio umano fosse un organo adattivo. Ci tornerà utile a breve questo concetto.

Il che significava che l’orecchio umano serve e continua a servire per due cose.

  1. comprendere il linguaggio umano
  2. Avvertire l’essere umano di un eventuale pericolo nelle vicinanze.

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Il compact disk

Nel 1982 arriva il supporto Compact disk. Il CD rom, come lo conosciamo ancora oggi. E mentre tutti gridavano alla rivoluzione del suono, l’arrivo del suono perfetto e per sempre, il prof Seitzer pensava si trattasse di un mucchio inutile di dati acustici messi dentro un supporto. Che tra l’altro si può pure rompere. Il prof Seitzer, viaggiava su altri binari, su altri pianeti, già allora pensava ad un jukebox digitale. In quegli anni, infatti, veniva alla luce anche internet. Insomma, Seitzer aveva in mente quello che sarebbe diventato ed è oggi lo streaming. Ossia la musica direttamente a casa nostra. Inutile dire che nessuno comprendeva quello che stesse dicendo. Troppo avanti.

Seitzer tentò di brevettare l’idea ma non vi riuscì. Da un lato non si comprendeva come gestire lo scambio di file e dall’altro lato non si capiva dove mettere questi files audio che per quei tempi erano comunque pesantissimi. Inviare un file audio con una connessione a 12K era una follia tecnica. Senza contare il fatto che fosse certamente antieconomica.

La sintesi musicale

Gli studi di Brandenburg erano dunque già avviati da qualche anno. Ma fu nel 1986 che Brandenburg trovò un filone inesplorato. E cioè il filone della sintesi musicale.

Il filone era questo. Dato che l’orecchio è un organo adattivo esso non è in grado di sentire tutti i suoni esistenti in natura. Esso, infatti, sente meglio alcune frequenze. Ma altre frequenze non sono udite per nulla.

Il file musicale in formato CD aveva ed ha una valanga di informazioni che l’orecchio umano non riesce a sentire. Il nuovo algoritmo, dunque, doveva identificare i suoni disponibili in una musica ed eliminare tutti quei suoni che l’orecchio non sente.

L’mp3, infatti, viene detto file lossy, ossia che diminuisce il numero di dati presenti sul file, ma che mantiene la qualità audio. Detto in altre parole, mantiene i suoni che noi percepiamo. Obiettivo di tutti i suoi anni di studi furono rivolti proprio a questo. Raggiungere il giusto equilibrio tra il numero di informazioni da mantenere e tutte le informazioni che non erano udite dall’orecchio, da eliminare.

Mp3 Storia di un fallimento

La storia dell’mp3 non ha avuto grande fascino per i giornali. Anche se a me pare un buon esempio per tutti coloro che si avviano in studi pionieristici e che si sentono incompresi.

La storia dell’mp3 è la storia di 10 anni di fallimenti e di rimbalzi. Intanto si trattò di un lavoro di gruppo. E questo dimostra come la conoscenza vada sempre condivisa. Poi il team che ne studiò la creazione guidato da Brandenburg proponeva periodicamente il nuovo formato a tutte le maggiori case di produzione del mondo e a tutte le istituzioni musicali internazionali. A partire dalla Riaa. Che avrebbero dovuto accettare il nuovo standard.

L’mp3 venne ripetutamente rifiutato e deriso. Fondamentalmente per due motivi. Il primo era che il formato mp3 competeva con altri formati sviluppati direttamente da Philips o dalla Sony. Il secondo motivo era perché alle orecchie dei discografici e degli ingegneri del suono che si occupavano di musica risultava un suono sgradevole, un suono povero. Non vi sembri cosa strana. Anche oggi, mentre scrivo, alcuni cultori audiofili, sostengono che un PC non suoni. Queste persone sono pronti a spendere migliaia di euro, vedi il mio articolo su casse e altoparlanti, per sentire il vero suono. È il fantastico mondo dell’Hi-Fi.

1995. La morte dell’mp3? No, la morte dell’industria musicale.

Figurarsi, 40 anni fa, cosa pensavano gli audiofili. Il pubblico non avrebbe mai ascoltato un file così ricomposto. Un suono cattivo e, allora, a volte, anche gracchiante. In effetti, i primi esperimenti erano abbastanza deludenti. Il confronto era fatto tra questi files e la qualità dei CD che si affermavano in quegli anni. Il pubblico che acquistava musica aveva ascoltato fino a poco tempo prima gli LP su vinile. Non sentire più il fruscio naturale del vinile che oggi pare stia tornando di moda, era la nuova rivoluzione sonora.

I puristi del suono, così come i produttori musicali, non considerarono e non capirono i veri vantaggi dell’mp3. Già allora non compresero cosa fosse Internet. Figurarsi che la morte dell’mp3 fu data nella primavera del 1995, a Erlangen, in Germania. Una giuria aveva preferito l’mp2 al formato mp3 per la compressione audio.

Questo decreto di morte, apparentemente innocuo, come i dieci anni di bocciatura precedenti, senza che nessuno se ne fosse reso davvero conto, decretò, invece, la fine dell’industria musicale.

Il file AAC

Brandenburg, infatti, dopo 10 anni di studi, ormai diventato direttore della Frahnauer, da un lato si vide tagliare drasticamente il budget sullo sviluppo dell’mp3. Dall’altro lato gli studi sempre più avanzati, sfruttando le nuove e veloci capacità di calcolo che aveva a disposizione, avevano portato alla creazione di un nuovo algoritmo, il file AAC.

L’Advanced Audio Coding è anch’esso un file compresso, ancor più leggero dell’mp3, di una qualità audio sempre pari all’originale. Il file AAC è tra i file che oggi i telefonini usano per registrare e riprodurre il proprio audio.

La nascita del nuovo file con estensione AAC rese il file mp3 un file obsoleto e superato. Siamo nel 1997 e non nel 2017. Cosa fare di tutti quegli anni di studi e di lavoro duro e appassionato, dedicati all’mp3?

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Un lettore di mp3

Prima di dichiarare il fallimento definitivo fu fatto l’ultimo tentativo. Il gruppo di lavoro di Brandenburg fece quello che avrebbe dovuto fare almeno 5 anni prima. E fece quello che avrebbero dovuto fare le major, che da li a poco sarebbero state devastate dall’mp3. Cioè Brandeburg fece creare, per conto proprio, senza aspettare nessuno, un software, un programma, e un encoder che leggesse i file mp3.

L’Encoder MP3 è quel programma che analizza il file digitale non compresso e lo trasforma in un file MP3.

Il programma sarebbe stato venduto a caro prezzo alle radio, in modo da recuperare qualcosa. Le radio, allora, in gran parte declinarono l’offerta. Furono pochissime le radio che acquistarono il programma. Altrettanto pochi furono i “pazzi” che acquistarono più per curiosità che perché avessero capito l’importanza di quello che stavano per comprare. Questo ennesimo fallimento permise che il prezzo di questo lettore si abbassasse, per così dire, drasticamente. Dai quasi 600 dollari iniziali si arrivò alla versione gratuita.

La versione gratuita permetteva al lettore di leggere le prime 20 canzoni, dopo di che si autodistruggeva.

All’ombra dell’arroganza dell’industria musicale quei lettori mp3 distribuiti su internet, furono ben presto crackati. E soprattutto migliorati. Con la possibilità di creare proprie playlist. Nacque Winamp.

Fu l’inizio della fine dell’industria musicale. E il resto della Storia, la conoscete già.

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La pirateria

Il fenomeno della pirateria, in fondo, fu il risultato e l’accettazione da parte di un mercato parallelo (e illegale) del file mp3 come file di condivisione musicale. Il mondo della musica aveva in mano quel file da quasi 20 anni. Invece di avversarlo in tutti i modi ne avrebbe potuto avere il controllo totale. O quanto meno ne avrebbe potuto guidare le sorti.

Ma la Storia non si fa con i se o con i ma.

Le major tentarono gli ultimi attacchi giudiziari contro il file e contro gli hardware che leggevano i file mp3. I lettori mp3 furono un bisogno che venne dopo, vinsero la loro battaglia. Per le case di produzione di musica era troppo tardi. Il mondo si era già impossessato dell’mp3. Il seguito della storia è la storia di Napster, del Peer to peer, di eMule, del torrent, della crisi dell’industria musicale, dello streaming, e del mercato musicale per come lo conosciamo oggi.

Aggiornamento Giugno 2020

Dato che non si ha una storia dell’mp3 così estesa sul web, ho deciso di condividere con più persone possibili l’articolo.

Alcuni lettori, hanno ritenuto che l’articolo era troppo farcito di miei commenti e preamboli che sono ritenuti inutili. Per me non lo sono, ma accetto sia il consiglio, sia il suggerimento di mettere sullo sfondo la mia storia e le mie emozioni riguardo questo studio che ho condotto e condiviso.

Qui dunque si conclude la vera storia dell’mp3. Di seguito trovi la mia storia e relazione con l’mp3 e qualche approfondimento, che lascio al lettore, con un po’ più di tempo, giudicare.

La mia storia dell’mp3

Ho letto il libro con molta partecipazione. Perché in parallelo ho ricostruito la mia storia personale e la mia relazione con la musica. Che poi, è la storia di tutti coloro che sono nati tra gli anni 70 e il 1980.

Mi sono tornate in mente le prime audiocassette, quelle di mio padre. Poi, nel tempo ho avuto le mie. Il mangianastri, così lo chiamavamo, proprio perché, a volte, le musicassette se le mangiava sul serio. Se ti accorgevi in tempo, recuperavi l’audiocassetta, altrimenti rischiavi di perdere per sempre tutto. Il rito del riavvolgimento della cassetta, quando avevi voglia e necessità di riascoltare lo stesso lato. L’uso della penna bic per riavvolgere il nastro, senza mettere sotto sforzo il motorino del mangianastri. Le prime playlist a tema, che si mettevano insieme con grande fatica, calcolando i tempi delle canzoni per far rientrare tutto nei 30 minuti esatti, senza perdere spazio, tempo e denaro durante l’ascolto.

Quando arrivò il cd fu una rivoluzione. Costavano carissimi i primi cd. Ma si pagava la qualità. I primi lettori, la ricerca delle raccolte in edicola, dove i cd allegati a qualche rivista costavano almeno la metà che nei negozi di dischi. La scoperta della musica classica in alta definizione e il jazz che approfittavano di un nuovo successo.

Mi sembrava normale trovare questo percorso raccontato anche su internet. Lo davo per scontato. Ma così non era, così non è. E anche adesso che si detta la fine di questo formato, non trovo giornale che racconti questa storia. E allora, provo a raccontarla io.

Invenzione italiana? No tedesca.

Cercando sull’internet italiano si trovano informazioni che non mi convincono pienamente. Secondo il racconto di Stephen Witt, Wikipedia Italia riprende un vecchio fraintendimento dei giornalisti, tra il vero inventore dell’mp3 tedesco e il presidente della giuria, italiano, di un concorso a cui il progetto dell’mp3 partecipò. Anche la stampa italiana come Panorama non ha dubbi e in un articolo del 2013, attribuisce l’invenzione dell’mp3 proprio all’italiano Leonardo Chiariglione.

Cos’è l’MPEG?

L’MPEG, oltre ad essere una estensione che conosce chi fa video, è un comitato. Ossia il Moving Picture Experts Group, formato dalle organizzazioni internazionali ISO e IEC. Fondato nel 1988 dal nostro italianissimo Chiariglione. Come funziona? Siccome esistono numerosi algoritmi che comprimono la musica e i video, non è possibile che ciascuno usi il proprio. Per cui le major che si occupano di audio e video hanno stabilito che ci fossero degli standard seguiti dal maggior numero possibile. Il comitato MPEG ogni anno si riunisce e verifica la possibilità di aggiungere o meno gli standard.

Si capisce che le pressioni dei gruppi di potere non dovranno essere normali. Gli algoritmi non sono studiati e creati da ragazzini in garage, ma da Philips, Sony, Apple ed altri. È chiaro che l’accettazione o meno di uno standard significa anche avere o meno un vantaggio tecnologico rispetto agli altri.

I miei dubbi

Chiariglione è considerato il papà dell’mp3 ma nessuno dice che lo sia. E qualcosa non mi torna. Sul Wikipedia inglese la storia è raccontata un po’ diversamente.

The Moving Picture Experts Group (MPEG) was established in 1988 by the initiative of Hiroshi Yasuda (Nippon Telegraph and Telephone) and Leonardo Chiariglione. Yasuda was leading an initiative in Japan, called the Digital Audio and Picture Architecture (DAPA), while Chiariglione was leading an initiative in Europe, called the Coding of Moving Images for Storage (COMIS). Both eventually met in May 1988 to work on a global standard.[10]

The genesis of the MP3 technology is fully described in a paper from Professor Hans Musmann,[24] who chaired the ISO MPEG Audio group for several years. In December 1988, MPEG called for an audio coding standard. In June 1989, 14 audio coding algorithms were submitted. Because of certain similarities between these coding proposals, they were clustered into four development groups. The first group was MUSICAM, by Matsushita, CCETT, ITT and Philips. Second group was ASPEC, by AT&T, France Telecom, Fraunhofer Gesellschaft, Deutsche and Thomson-Brandt. Third group was ATAC, by Fujitsu, JVC, NEC and Sony. And the fourth group was SB-ADPCM, by NTT and BTRL.[24]

Insomma, furono inviati 14 progetti, Chiariglione a capo della giuria del comitato MPEG ne selezionò 4, tra cui c’era il progetto dell’mp3, appunto della Fraunhofer Gesellschaft. Questa storia è confermata anche sul sito della Fraunhofer dedicata alla storia dell’mp3.

Il secondo elemento stonato è che andando sul sito personale di Leonardo Chiariglione non si trova da nessuna parte che lui si dica l’inventore dell’mp3 o che abbia fatto parte del progetto. Si parla ovviamente dell’organizzazione MPEG, si parla di MPEG-2 e MPEG-4. Ma non di MP3.

Nessuno conferma o smentisce

Attenzione! Leonardo Chiariglione è un personaggio unico e raro. A lui si deve appunto il comitato MPEG e tanti degli standard che oggi usa chi lavora con audio e video. E di tutti i brevetti usciti dalle sue mani e dalla sua mente, Leonardo Chiarglione, non ha mai chiesto i riconoscimenti finanziari.

Chiariglione è una persona a cui, il mondo e il mondo dell’audio e del video deve tutta la propria gratitudine.

Quello che Stephen Witt afferma è che, pur riconoscendo i suoi immensi meriti, non fu tra quelli che misero le mani sul codice dell’mp3. Secondo Witt, infatti, l’invenzione dell’mp3 sarebbe il frutto del lavoro dell’ ingegnere tedesco Karlheinz Brandenburg e del suo team.

Karlheinz Brandenburg

Ai tempi, Karlheinz Brandenburg, era un dottorando che lavorava per un incubatore tecnologico che viveva di finanziamenti pubblici. Probabilmente, per un giornale, non si trova nulla di affascinante in un impiegato pubblico che fa bene il suo lavoro. Né, forse, interessano le lunghe battaglie legali per contendersi i brevetti. E poi in questa storia di innovazione, non ci sarebbe la figura del giovane sfigato, né la povertà o la sfiga iniziale, né un garage dove andare a lavorare la mattina, né un colpo di genio improvviso. Eppure ci sono tanti soldi che sono andati nelle tasche dell’inventore.

La storia dell’mp3 è un’altra. Si tratta di una storia percorsa da tanto studio, fatica e fallimenti. È la storia di bocciature che venivano da parte di dirigenti che non capivano l’evoluzione tecnologica musicale. Quei dirigenti non capirono il cambio di paradigma che stava per significare internet.