Scrivere per farsi ascoltare è il titolo della conferenza di Luisa Carrada al Summit di Architettura dell’informazione del 2015. Ho ritrovato nei miei archivi audio questo intervento ed ho deciso, di comune accordo con Luisa Carrada, di regalare il podcast a lei e ai miei lettori.

Il testo è sempre attuale. E consiglio a tutti l’ascolto del podcast che trovate di seguito. Ovviamente Luisa ha già pubblicato sul suo blog l’intervento con le slide.

Scrivere per farsi ascoltare: il podcast

Personalmente mi colpì allora il titolo. Architettura dell’informazione sonora aveva da poco iniziato a parlare sul web. E i miei primi post erano rivolti appunto all’ascolto, alla capacità di ascoltare. Mi sarebbe piaciuto poter parlare a quel Summit dal titolo propizio per il blog. Dalla progettazione all’ascolto.

Di seguito i punti che mi hanno maggiormente colpito.

Il mestiere di scrivere Luisa Carrada

Lo stile: qualcosa di molto attuale

Scrivere per farsi ascoltare. Si dirà che casomai si scrive per farsi leggere e questo titolo può sembrare un tirare la coperta verso il tema di questo Summit, che è l’ascolto. Eppure le parole ascoltare, voce, tono di voce, accento e l’onnipresente storytelling  risuonano – è proprio il caso di dirlo! – sempre più spesso nelle pagine che neuroscienziati e psicologi del linguaggio dedicano alla lettura e alla scrittura.

Il più famoso è sicuramente il professore di Harvard Steven Pinker. Il suo ultimo libro è dedicato interamente alla scrittura. Si intitola The Sense of Style: The Thinking Person’s Guide to Writing in the 21st Century, bello ed evocativo con quelle S fluide e scivolose, ma ancor più interessante è il sottotitolo: The thinking person’s guide to writing in the 21th century. Pinker ci spiega perché le indicazioni sulla scrittura, che molti di noi conoscono e praticano anche con il buon senso, assecondano il modo in cui funziona la nostra mente.

Stile può sembrare una parola letteraria o un po’ desueta, ma ecco la definizione che ne dà Pinker:

“What is style, after all, but the effective use of the human mind?”

E cosa ci proponiamo noi quando scriviamo se non mettere in comunicazione la nostra mente con quella di chi ci legge? Per coinvolgere il nostro interlocutore. Spingerlo all’azione. Cambiare una sua idea. Portarlo sulle nostre posizioni. Convincerlo che un nostro prodotto può cambiare la sua vita.

Vorrei quindi condividere alcune delle piccole illuminazioni dal professor Pinker, che nell’ultimo anno mi hanno fatto guardare a quello che leggevo e scrivevo in modo diverso.

The sense of Style

La mente che legge vede immagini e sente voci

La prima è la più importante di tutte: la mente che legge non vede parole, ma sente voci e vede immagini. Più queste voci sono chiare e queste immagini vivide, meglio comprende, impara, ricorda. Gli occhi vedono parole, la mente no. Lei vuole ascoltare e vedere:

“La buona scrittura rende l’azione innaturale di leggere molto simile alle due azioni più naturali che conosciamo: parlare e vedere.”

Parlare, vedere e ascoltare. Per poi ricominciare ad ascoltare, parlare e vedere. Personalmente l’ascolto sta all’apice di un buon progetto. L’ascolto è sia punto di arrivo ma è anche punto di partenza. C’è ascolto nel ricevere informazioni. C’è ascolto nel rendere adeguatamente e coerentemente le informazioni ricevute.

Gli altri punti dell’intervento di Luisa Carrada

Autore e lettore sullo stesso piano

Sintassi semplice per la mente che non sa

L’inizio è dappertutto!

Le parole vivide contro le bare verbali

Le parole precise contro la verbosità

Più il testo è breve, più la struttura conta

Conclusioni

Ripeto a me stesso, ogni giorno che mi metto a scrivere, questi consigli . Non so se riesco a farmi ascoltare. Io ci provo. Ad ogni modo Luisa Carrada resta una maestra da cui imparare sempre. A lei sono grato per la gentilezza e il garbo riconosciuto da tutti. E sicuramente è tra i miei punti di riferimento professionale.

Leggete e seguite il suo nuovo sito personale ed ascoltate le sue parole. E poi ditemi che ne pensate.