Scegliere la scuola giusta (anche quando sembra troppo tardi) è una azione che richiede coraggio ma la ritengo una azione necessaria.

A tredici, quattordici anni, scegliere una scuola superiore sembra una di quelle decisioni che ti cambiano la vita per sempre. E forse, in un certo senso, lo è. Ma non nel modo che pensi. Si capisce subito se l’impostazione scolastica di un liceo o di un istituto tecnico piace o meno. E cambiare è sempre possibile.

Scegliere durante l’adolescenza

A quell’età, 13, 14 anni, siamo un groviglio di insicurezze, curiosità, sogni vaghi e grandi paure. Le influenze sono ovunque: un genitore che sogna per il figlio un futuro sicuro, l’altro che vorrebbe vederti inseguire la sua stessa strada, uno zio o un parente di cui hai stima ti spinge verso strade sperate e a volte non adatte. Ma anche un’amica che ti convince a iscriverti nella sua stessa scuola, per restare insieme. Oppure, capita, quel desiderio di fuggire da chi ti ha fatto male, scegliendo una scuola dove nessuno ti conosce, dove magari puoi ricominciare una nuova vita scolastica.

E allora, tra tutte queste spinte e controsensi, ci si ritrova con una scelta fatta – non sempre con piena consapevolezza – che poi diventa il tuo quotidiano. Ed hai sempre il 50 e 50 percento che hai indovinato o che hai sbagliato. Tra il poter vivere serenamente i prossimi 5 anni o vivere buona parte di questi anni con l’incubo della scuola e dello studio.

Affrontare la scuola sbagliata?

Ma cosa succede quando, dopo qualche mese o anche un anno, ti rendi conto che quella scuola non fa per te?

Succede che hai paura. Paura di deludere, di dover giustificare la tua decisione. Paura che cambiare idea venga letto come un fallimento. Succede che ti senti solo, e ti chiedi se davvero valga la pena ricominciare da capo.

Eppure, è proprio in quel momento che si gioca qualcosa di importante: il coraggio di ascoltarsi.

Non è facile. Ci vuole una grande dose di onestà verso se stessi per dire: non ce la faccio, oppure non mi piace, o anche solo non è ciò che voglio fare per i prossimi anni della mia vita. Soprattutto in un mondo dove sembri sempre tenuto a sapere esattamente chi sei e cosa vuoi diventare, quando magari hai appena smesso di giocare con i Lego o con le bambole.

Non è una colpa avere dubbi

Non è una colpa avere dei dubbi. Accorgersi che il liceo scientifico, o l’artistico, o il classico – quello che sia – non è il tuo posto. Non è una vergogna. Non è sbagliato desiderare altro, qualcosa che ti faccia alzare al mattino con una scintilla negli occhi, anche solo una curiosità in più.

Il punto è che non esiste una scuola “facile”. Ogni percorso richiede impegno, studio, dedizione. Ma c’è una differenza enorme tra fare fatica su qualcosa che ti interessa, e fare fatica su qualcosa che ti spegne. In un caso cresci, anche se è difficile. Nell’altro ti svuoti, lentamente, fino a convincerti che sei tu il problema. Che non vali. Che non sei abbastanza. Quando in realtà hai solo imboccato una strada che non era la tua.

E allora, sì: serve coraggio per cambiare. Ma è un coraggio che vale oro.

Un pizzico di entusiasmo

Spesso mi è capitato di parlare con ragazzi e ragazze che mi chiedevano consiglio su come scegliere la scuola giusta. Ed io ho sempre chiesto: cosa ti piace fare per passa tempo? Ti piace leggere, scrivere, ti appassiona la poesia? Allora il scegli un liceo classico. Ti piace la scienza, l’astronomia, far di conto? Uno scientifico o un commerciale? Smonti motori dalla mattina alla sera per migliorare le prestazioni del tuo motociclo? Un istituto tecnico. Così come se disegni a penna tutti i tuoi quaderni sei fatto per un liceo artistico.

Mi è capitato di incontrare studenti che già avevano iniziato il loro percorso. E alla mia domanda: “Ma davvero ti piacciono le materie letterarie?”, la risposta è sempre sì. Anche detto con “entusiasmo”.

Ma ho sempre capito se quell’entusiasmo fosse vero e quando invece si trattava di un entusiasmo finto. Chi guarda i giovani con affetto comprende subito quando si tratta di una risposta data per compiacere un adulto, o per giustificare una scelta già fatta.

Un punto di appoggio che ti fa restare

Certo, non tutti partono con una passione accesa. Anch’io non ero il più bravo della classe. Ma amavo la Poesia, scrivevo, leggevo tanti libri. Non avevo altre scuole da scegliere se non il classico. Così come ho sbagliato a indirizzarmi verso le materie scientifiche all’università, per rendermi conto che amavo ancora la letteratura e che mi dovevo laureare in Lettere.

È pure vero che, a volte, l’interesse nasce dopo, con il tempo, si coltiva. Io, per esempio, mi sono appassionato al Latino, durante gli anni universitari, grazie ad alcune lezioni dei mie professori. Ma studiavo la Storia, la FIlosofia, tutte le letterature, già al liceo, con molto interesse.

Insomma, quello che dico è che deve esserci almeno un seme, qualcosa che tiene vivo lo studio. Se ami davvero le materie umanistiche, probabilmente scrivi. Magari non un romanzo, ma almeno un diario. Leggi, ti incuriosisci. Se ti piacciono le materie scientifiche, anche se non sei un genio in matematica, almeno hai il desiderio di capire, di sperimentare.

Non si tratta di essere brillanti, ma di avere un punto d’appoggio, un gancio che ti faccia restare lì, anche nei momenti difficili.

Come scegliere la scuola giusta?

Non esiste una formula magica. A volte ci devi proprio sbattere la testa. Ci sono dei manuali che possono aiutare. Ma secondo me è necessario essere onesti con se stessi e porsi qualche domanda sincera.

Che cosa ti incuriosisce davvero? Quali materie ti fanno venire voglia di saperne di più, anche fuori dall’orario scolastico? In quale attività ti senti vivo, anche se ti impegna tanto?

La scuola giusta non è per forza quella più “prestigiosa” o quella che scelgono tutti, ma quella che ti dà strumenti per diventare chi sei, non chi gli altri vorrebbero che tu fossi.

E no, non devi per forza avere le idee chiare sul tuo futuro: basta ascoltarti, capire cosa ti appassiona oggi e scegliere un percorso che rispetti i tuoi interessi, anche se non sono ancora definiti. La scuola dovrebbe aiutarti a scoprirti, non a incasellarti.

Ma soprattutto è necessario conoscere le proprie aspirazioni e riconoscere i propri limiti, una soglia da attraversare.

Ai genitori: come accompagnare i figli nella scelta

Senza voler insegnare niente a nessuno e nella consapevolezza che educare i figli è il lavoro più difficile di questo mondo, mi rivolgo ai genitori da figlio. Per un genitore, vedere il proprio figlio o la propria figlia scegliere può essere difficile. La tentazione di consigliare, correggere, indirizzare è forte, soprattutto quando si hanno a cuore la loro sicurezza, il loro futuro, il loro benessere. Ma c’è una sottile differenza tra guidare e sostituirsi, tra sostenere e decidere al posto loro.

I ragazzi hanno bisogno di sentire che possono contare su adulti presenti, che ascoltano davvero senza giudicare, anche quando le loro scelte sembrano incerte o diverse da quelle immaginate.

Non si tratta di rinunciare al proprio ruolo educativo, ma di avere fiducia nel loro processo di crescita. Il momento della scelta scolastica è anche un’occasione preziosa per costruire un dialogo profondo, che parla non solo di scuola, ma di identità, desideri e autonomia.

Cambiare scuola non è un fallimento

Cambiare scuola non è un fallimento. È un atto di responsabilità verso se stessi. È come tornare indietro in un sentiero e dire: ho sbagliato strada, ma non voglio restare perso nel bosco per sempre. Meglio perdere un anno, che restare cinque anni in una scuola che non ti somiglia, annaspando nella mediocrità, a forza di “sei intelligente ma non ti impegni abbastanza”.

E ai genitori, se state leggendo, lasciate spazio. Anche se fa paura. Anche se pensavate che quella scuola fosse perfetta per vostra figlia o vostro figlio. Ricordate che non si tratta di voi, ma della loro crescita, della loro felicità, del loro percorso. Sosteneteli nel fare una scelta consapevole, anche se è diversa da quella che avevate immaginato. Alla fine, ciò che resta davvero, non è il voto in pagella, ma la fiducia che si è costruita insieme.

Scegliere la scuola giusta non è mai semplice. Ma scegliere se stessi lo è ancora meno. Eppure, è la lezione più preziosa che si possa imparare da ragazzi.

E se serve cambiare per ritrovarsi, che cambiamento sia.

Se ti interessa ho già scritto su come scegliere l’Università.