Scoprire la bellezza dei classici credo sia uno dei passaggi fondamentali della vita di uno studente o studentessa. A quattrodici, quindici anni si ha un rapporto con la scuola che oscilla tra la noia e l’indifferenza. Si guarda ai libri antichi come se fossero reliquie polverose di un’epoca che non ci appartengono.
La cosa può essere affascinante per qualcuno. Per me lo era. Le biblioteche erano e continuano ad essere la rappresentazione di una conoscenza antica e preziosa.
Oggi i ragazzi e le ragazze passano le ore sugli smartphone. Tra scambio di messaggi, veloci e immediati con gli amici su WhatsApp, notifiche, video di TikTok o Youtube. Si distraggano con applicazioni e videogiochi all’avanguardia e pensano che il greco e il latino siano un inutile esercizio mnemonico. Eppure, ogni giorno, i professori continuano a sventolare davanti ai loro occhi versioni dei classici come Seneca, Platone, Omero, come se in quelle pagine fosse custodito il segreto della felicità.
Maturità durante il liceo
Durante il liceo, spesso manca la maturità necessaria per apprezzare davvero le materie letterarie e umanistiche. Si è presi dall’ansia del voto, dalla sensazione di dover “far bene” a tutti i costi, con la mente più proiettata sul futuro che concentrata sul piacere di ciò che si sta studiando.
Nel pieno dell’adolescenza, molti ragazzi vivono il liceo come un luogo di passaggio obbligato, più che come un’occasione di crescita intellettuale e personale.
Invece di fare domande o di pretendere dagli insegnanti risposte più esaustive, spesso si accontentano di seguire il flusso delle lezioni in modo distratto. Non perché non abbiano la capacità di essere curiosi o intraprendenti, ma perché a sedici o diciassette anni ci sono altre priorità, altri pensieri che prendono il sopravvento.
L’assenza di una professoressa, un’ora di supplenza, invece di trasformarsi in un’opportunità per recuperare qualche argomento, diventa il momento perfetto per chiacchierare, ridere, magari ascoltare musica di nascosto e tirare un sospiro di sollievo perché, finalmente, non c’è da fare nulla di faticoso.
Alla ricerca di spazi di leggerezza
In fondo, alla loro età, è naturale volersi ritagliare spazi di leggerezza: si è in un momento della vita in cui si comincia a scoprire il mondo, a capire meglio se stessi e i propri desideri, e spesso lo studio pare un peso da sopportare più che una possibilità.
C’è anche un paradosso affascinante: proprio quando si hanno più energie e maggiore elasticità mentale, quando si potrebbero gettare le basi per “conquistare il mondo”, si finisce per non sfruttare appieno quel potenziale.
Persino un banale giorno di assenza diventa un’occasione per dormire un po’ di più o per concedersi lunghe ore passate a fare scroll sui social, perdendo di vista ciò che si potrebbe imparare.
Pretendere dagli insegnanti
Il problema non è solo negli studenti, ma anche di un sistema che raramente insegna loro come canalizzare l’entusiasmo e la curiosità in qualcosa di costruttivo.
Ben pochi adolescenti imparano davvero a chiedere “perché?”, a bussare alla porta dell’insegnante chiedendo spiegazioni o chiarimenti, a esigere lezioni vive, connesse alla realtà e capaci di rispondere alle loro domande più profonde.
Eppure, basterebbe poco. Basterebbe la presa di coscienza che ogni istante, ogni supplenza non programmata, ogni ora “persa” potrebbe essere trasformata in uno spazio creativo in cui esplorare i propri interessi.
Basterebbe capire che la curiosità è un muscolo che va allenato, perché è la molla principale dell’apprendimento, e che un ragazzo curioso oggi sarà un adulto ancora più curioso domani.
Poni domande!
È in questa fase della vita che si gettano i semi di chi si vorrà diventare.
Se a quindici o sedici anni si cominciasse a porre domande, a sfidare le risposte che ci stanno strette, a scoprire da soli un passaggio della Divina Commedia o un capitolo di un trattato di filosofia, probabilmente si arriverebbe con più consapevolezza alle scelte post-liceali.
Eppure, la voglia di un po’ di sana leggerezza è comprensibile e, in fondo, anche preziosa: l’adolescenza non è solo performance e scadenze. Semmai, la sfida è trovare un equilibrio tra la voglia di divertirsi e il desiderio di crescere.
La scuola non dovrebbe mai spegnere questo desiderio, ma alimentarlo con la giusta guida, così che i ragazzi siano stimolati a fare di più, a chiedere di più, e a capire che ogni momento di noia o di apparente “tempo perso” potrebbe invece essere un tassello per costruire un futuro più ricco e interessante.
Incontro scontro con gli insegnanti
A questa età, poi, l’incontro (o lo scontro) con determinati insegnanti fa la differenza. C’è il docente che non ha entusiasmo, che ha letto poco o che odia lui stesso la scuola; e il risultato è che riversa sentimenti negativi su chi dovrebbe, invece, imparare a guardare a quelle stesse materie con curiosità e stupore.
È successo anche a me.
Alcuni periodi di lezioni sono volati via senza che ci venisse insegnato quello che avremmo dovuto imparare.
Non è facile amare il greco o il latino se chi te lo insegna sembra odiarlo, oppure se non ti fornisce le basi necessarie per capirne la ricchezza. Nel mio caso, addirittura, la mia prof di liceo mi fece odiare entrambe le lingue. Solo dopo molti anni, non facili, scoprii quanto, al contrario, amassi il latino in modo viscerale.
E nel tempo, poi, ho scoperto che anche il greco era qualcosa che amavo.
Quando infatti ho deciso di riprenderlo, per caso, mentre stavo risistemando la mia libreria. Mi sono reso conto che ricordavo perfettamente le declinazioni, i verbi, le costruzioni principali, segno che ai miei tempi studiavo, e bene.
Eppure, non ho mai ricevuto una parola di incoraggiamento, mai una guida ad un percorso chiaro per cercare i significati delle parole nei vocabolari, mai una lezione dedicata al “duale” in greco o a certe sottigliezze linguistiche che in seguito avrei scoperto da solo.
“Sul vocabolario c’è tutto,” ci dicevano. Ma non spiegavano come cercare, come interpretare. Ci giudicavano, o meglio, mi giudicavano con voti più legati alla mia estrazione sociale, il figlio di un macellaio, più che alla mia vera preparazione.
La riscoperto all’Università
Nonostante tutto, ho avuto la fortuna (l’opportunità che mi hanno dato i miei genitori) e la tenacia di seguire integralmente i corsi universitari, e di partecipare a convegni, simposi, attività collaterali. Si è trattato di un periodo d’oro, un passaggio fondamentale per scoprire, un poco alla volta, le chiavi del sapere umanistico. Lì non si trattava più di “impilare” compiti e verifiche, ma di confrontarsi con persone che amavano davvero la materia che insegnavano, e che sapevano trasmettere – perfino nelle pause o nei discorsi da corridoio – un senso di meraviglia.
Ho spesso riflettuto su come sarebbe stato se, al liceo, avessi incontrato un insegnante diverso, uno capace di mostrarmi non solo le regole del greco e del latino, ma anche la loro bellezza intrinseca, la loro utilità come ginnastica della mente.
Forse avrei scoperto prima quella passione che, alla fine, mi ha portato a rilanciare i miei studi classici con ancora più gioia.
Ma ognuno ha i suoi tempi e, in fondo, anche quell’insoddisfazione è servita a spingermi a cercare, a chiedere di più a me stesso e alla conoscenza.
A distanza di anni, guardo indietro e penso che qualcosa di buono, in ogni caso, è rimasto: la scoperta che il sapere era lì, da qualche parte, e aspettava soltanto di essere compreso. Ed oggi non mi resta che restituire a chi mi scegli per le mie lezioni private.
La bellezza dei classici
I classici della letteratura sono un patrimonio inestimabile di conoscenza, riflessione e bellezza. Spesso però, soprattutto tra i banchi di scuola, vengono percepiti come opere lontane nel tempo, difficili da comprendere o addirittura noiose. In realtà, i testi che definiamo “classici” parlano alla nostra sensibilità di lettori contemporanei con una forza e un’attualità sorprendente, se opportunamente contestualizzati e proposti.
Di seguito analizzeremo i motivi per cui i classici mantengono la loro rilevanza, come gli insegnanti possono appassionare i ragazzi a questi testi e in che modo gli studenti possono sviluppare nuove chiavi di lettura.
L’essenza di un classico
Un testo diventa “classico” non solo per l’importanza storica che ha rivestito, ma anche per la sua capacità di superare i confini cronologici e culturali, continuando a parlare ai lettori di ogni epoca. Un classico porta con sé valori e idee universali, che toccano temi come l’amore, la morte, l’amicizia, la libertà, la giustizia, il potere. Questi temi ricorrono costantemente nelle vite umane e nei contesti sociali, legando così in un filo diretto autori di secoli passati e lettori di oggi.
Perché leggerli a scuola
Intanto, in questo periodo della vita, si ha davvero il tempo e le energie per leggerli.
La scuola è il luogo privilegiato in cui si gettano le basi di una solida formazione culturale. Introdurre bambini e ragazzi alla lettura dei classici significa offrire loro strumenti di comprensione del mondo, sviluppare la capacità di analisi critica e suscitare una profonda curiosità intellettuale.
La figura dell’insegnante diventa centrale nel processo di avvicinamento ai classici. È infatti compito di un bravo docente fare da “ponte” fra il testo e lo studente, stimolando l’interesse, la curiosità e la motivazione a leggere.
L’insegnante dovrebbe introdurre le coordinate storiche, culturali e sociali in cui l’opera è nata, così che lo studente possa comprendere come e perché certi temi o certi stili siano stati scelti. I riferimenti a fatti storici, artistici o filosofici coevi permettono di attualizzare la lettura, rendendola più viva.
Fare collegamenti interdisciplinari
I classici offrono sempre innumerevoli spunti di raccordo con altre materie. Una tragedia greca si intreccia con la storia antica, un romanzo ottocentesco permette di trattare il Romanticismo in parallelo con l’arte o la filosofia del periodo, mentre un poemetto epico avvicina alla mitologia e ai suoi simbolismi.
Un insegnante dunque potrebbe introdurre un testo anche attraverso analisi di tipo sociologico, psicologico o di storia delle mentalità, al fine di mostrare come l’opera possa parlare a noi non soltanto in termini di bellezza letteraria, ma anche come fonte di riflessione sulla condizione umana.
Benefici a lungo termine
Scoprire la bellezza dei classici a scuola è un viaggio affascinante che unisce passato e presente, connettendo studenti e insegnanti nell’esplorazione di temi ed emozioni sempre attuali.
Se proposti con cura, entusiasmo e metodi didattici coinvolgenti, i testi classici diventano risorse imprescindibili per la formazione culturale e umana dei giovani.
Attraverso la lettura, la discussione, l’interpretazione e la creatività, i classici possono rivelarsi non come reliquie del passato, ma come guide profonde, che ci parlano di noi stessi e della nostra società, aprendo prospettive di comprensione sempre nuove e contribuendo alla crescita personale e collettiva.