Immagina un pomeriggio di studio: tuo figlio, tua figlia, un tavolo pieno di libri e uno smartphone o un computer acceso. Da un lato, la passione per le materie umanistiche, che insegnano a dare voce a pensieri ed emozioni; dall’altro, gli strumenti digitali, ormai parte integrante del nostro vivere quotidiano.
Il vero obiettivo del doposcuola? Accendere quella scintilla di comprensione e motivazione che trasforma ogni lezione in una crescita autentica, sia come studenti sia come persone.
Le materie umanistiche come chiave di espressione
Le discipline umanistiche – letteratura italiana, filosofia, storia, latino, greco – hanno un potere straordinario: mettono in moto la capacità di esprimere idee, raccontare vissuti, dare un nome alle emozioni.
Spesso i ragazzi non sanno come incanalare la propria sensibilità e finiscono per sottovalutarsi. In un percorso di doposcuola umanistico, invece, la priorità non è solo migliorare i voti, ma aiutare gli studenti a scoprirsi, trovare le parole per dire “chi sono”, “come sto” e “cosa mi appassiona davvero”.
I compiti: strumento, non fine
Durante il doposcuola, per me, le verifiche e i compiti non sono l’obiettivo finale, ma un mezzo per consolidare competenze e individuare eventuali lacune.
Certo, è importante che i risultati scolastici migliorino, ma la vera conquista è imparare a studiare con un metodo personalizzato che renda più sicuri e autonomi. Svolgere i compiti diventa allora un’occasione di confronto, di applicazione di ciò che si è compreso, piuttosto che un semplice dovere da “smarcare”.
Per qualcuno, nel periodo di doposcuola si devono realizzare quaderni impeccabili, belle copie e liste perfette di esercizi. Quel che importa a me è che il ragazzo o la ragazza abbia compreso la materia, che abbia interiorizzato i concetti e il metodo da seguire. Le belle pagine verranno quando il pensiero sarà chiaro e non viceversa.
Colmare le lacune con fiducia
La scuola, a volte, presenta discontinuità: cambi di professori, supplenze, carichi di compiti inadeguati. A volte del tutto assenti, altre volte in quantità sproporzionata.
Alcuni ragazzi si portano dietro insicurezze che minano la loro autostima.
Un doposcuola mirato e accogliente serve proprio a questo: accompagnarli nel recupero di nozioni e competenze, facendoli sentire sostenuti e liberi di chiedere aiuto.
Ogni volta che si supera una difficoltà, aumenta la sicurezza in se stessi: i ragazzi si accorgono di potercela fare e diventano più coraggiosi nell’affrontare nuove sfide.
L’umanesimo digitale: un ponte tra passato e futuro
L’“umanesimo digitale” nasce dalla convinzione che la tecnologia non debba mai scavalcare l’umanità, ma accompagnarla. Studiare con l’aiuto di strumenti online può diventare un’esperienza arricchente, purché ci sia sempre un’attenzione reale alla persona. Anche in questo caso, non si tratta di utilizzare trucchi e furberie. Ma di avere consapevolezza degli strumenti.
- Comprendere il linguaggio: che si tratti di un testo classico o di un’interazione con un sistema di intelligenza artificiale, al centro rimane la capacità di comunicare in modo chiaro ed efficace.
- Curare le relazioni: online o offline, è fondamentale ricordare che dietro ogni schermo c’è un essere umano con i suoi pensieri e la sua storia.
- Educare all’etica digitale: un doposcuola pensato in ottica umanistica insegna a usare la tecnologia con consapevolezza, come strumento di conoscenza e di condivisione, anziché come semplice intrattenimento.
Integrazione tra studio e tecnologia
Un percorso di doposcuola umanistico-digitale potrebbe prevedere:
- Lezioni frontali e momenti di confronto per approfondire le materie di studio, chiarire i dubbi e dare vita a dibattiti che coinvolgano il mondo digitale e i grandi temi umanistici.
- Utilizzo di risorse mirate e selezionate, come archivi digitali per testi letterari, documentari storici o piattaforme per esercizi interattivi, sempre guidati da un approccio critico e riflessivo.
- Laboratori di scrittura o storytelling in cui si sperimentano forme narrative che spaziano dal tema classico al blog, dal saggio argomentativo ai post sui social: ogni parola diventa un ponte tra sé e gli altri.
L’ascolto come punto di partenza
Tutto inizia sempre con una domanda: “Come stai? Cosa ti interessa davvero?”. Prendersi cura di questo aspetto emotivo aiuta a creare fiducia.
Quando i ragazzi si sentono visti e ascoltati, si aprono di più e scoprono che lo studio non è solo un obbligo, ma un viaggio alla scoperta di sé e del mondo.
Guardare avanti con consapevolezza
In un’epoca in cui l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie avanzano a ritmi vertiginosi, la figura dell’“umanista digitale” diventa un punto di riferimento:
- Custodisce la dimensione etica dell’innovazione, ricordando che ogni strumento deve servire a migliorare la vita delle persone.
- Coltiva l’empatia: la tecnologia più evoluta non vale nulla se dimentichiamo di essere umani.
- Diffonde la passione per la conoscenza: dalle radici classiche ai linguaggi digitali, ogni strada esplorata arricchisce la nostra visione del futuro.
Un percorso di crescita tra parola, emozione e tecnologia
Un doposcuola che sposi l’umanesimo digitale non è solo un luogo dove si fanno i compiti, ma un laboratorio di crescita personale.
Un posto dove si intrecciano passato e futuro, carta e bit, test di storia e chatbot, per riscoprire il valore della parola e coltivare la fiducia in se stessi.
In questo percorso, l’obiettivo finale non è semplicemente prendere un buon voto, ma diventare persone capaci di pensare, sentire ed esprimersi in modo consapevole, mettendo la tecnologia al servizio dell’umanità e non il contrario.
Continua a leggere altri approfondimenti sulla formazione.