Context is the king! Non si tratta di un refuso. Siamo abituati a sentirci dire che Content is the king, specialmente da chi si occupa di marketing.

Ma nelle conversazioni conta il contesto!

Nelle architetture dell’informazione conta il contesto. Quando parliamo di architettura dell’informazione conversazionale dobbiamo mettere in primo piano il contesto.

Lo ripeto.

Quando parliamo di architettura dell’informazione stiamo parlando di contesti.

E questo è vero nella progettazione così come nello sviluppo.

Lunga vita al re

Wired augura lunga vita al re contesto. Racconta di come agli albori del world wide web il contenuto fosse il re. Affermazione che, se contestualizziamo, possiamo dire essere in buona parte vera ancora oggi. Appunto. Contestualizziamo, mettiamo in evidenza il contesto; mettiamo in relazione questa affermazione con altre affermazioni.

Anche se sono passati 20 anni le cose non sono cambiate, si sono complicate. Al contenuto si sono aggiunti, in questi ultimi e pochi anni, altri fattori che necessitano di contesto per essere capite. Il mobile, il nostro smartphone, che ci rende, umani, digitali ed iperconnessi, ha complicato la relazione che abbiamo con l’ambiente che ci circonda. Il nostro essere Onlife ha modificato le case e gli spazi che abitiamo.

Il “modo” di comunicare è contestuale al modo di recepire l’informazione. La forma che questa esperienza assume è diventata importante quanto il contenuto effettivo che viene trasmesso. Il contesto è tutto. Il contesto è il re. Per qualcuno il contesto è Dio.

Context is the King nelle relazioni

Quando ci relazioniamo con una informazione dobbiamo determinare il significato del testo. Vogliamo e dobbiamo capire cosa significa quel testo. In quale contesto è stato scritto e in quale contesto viene letto?

Si tratta di una esperienza comune quella di osservare che le persone assumono conclusioni prima di iniziare a leggere un testo. Le persone tendono a creare sempre un proprio contesto. Ciascuno di noi tende a convalidare le proprie conclusioni predeterminate. Conclusioni corrette o scorrette a seconda del contesto.

Creare contesto per il proprio pubblico

La creazione di un contesto non è cosa facile e immediata. Ci vuole tempo, ricerca, metodo. Ci vuole rispetto e cura. E non basta sapere la ricetta. E non è detto che, anche con tutte le buone intenzioni, ci si riesca.

Rispettare le persone

Quando si vuole creare un contesto il rispetto per le persone è fondamentale. Rispetto per quello che stanno facendo e dove lo stanno facendo. Rispettare dove le persone vogliono avere il loro punto di contatto con noi e con il nostro contenuto.

Curare l’esperienza

Curare l’esperienza significa non interrompere le persone in quello che stanno facendo. Fosse anche che stiano perdendo tempo. E questo non lo sappiamo. Dipende. Ma ancor più attenzione dobbiamo avere se le persone sono impegnate seriamente a leggere o ad informarsi, attraverso un video o un testo.

Abbiate cura dell’esperienza e abbiate cura della risorsa più preziosa: il tempo.

Il contesto per capire

Il contesto serve a capire. Senza contesto si è privi delle fondamenta della comprensione. Per comprendere una notizia abbiamo sempre avuto bisogno di un contesto. E se a leggere i giornali sono sempre meno persone non è perché non si ha bisogno di notizie. Anzi. C’è bisogno di notizie e c’è bisogno di capire. Sempre

Come sarebbe possibile comprendere la situazione politica siriana se non si avesse conoscenza del contesto? Cioè senza essere a conoscenza delle relazioni che questa nazione ha con le altre nazioni che gli stanno intorno; senza conoscere le relazioni che ha con il passato, con la sua storia. Come possiamo comprendere il format comunicativo dell’Isis, senza sapere quale sia la differenza tra un sunnita e uno sciita?

Ovviamente il contesto richiede un formato più lungo, richiede mappe, grafici. Ma se alla fine si capisce quello che sta accadendo, chi rinuncerebbe a questa soddisfazione?

Perché il contesto è re

David Walsh, ceo e presidente di Genband, lo dice in altre parole.

In un mondo in cui tutti e tutto può essere collegato, in un mondo dove le macchine e gli esseri umani possono interagire in molteplici modi, l’opportunità di comprendere il comportamento e offrire esperienze più utili e divertenti sta diventando il vero gioco della comunicazione in tempo reale.

I social media hanno creato un mondo completamente nuovo. Le persone sono più veloci a informare gli altri. Più veloci dei media tradizionali.

Basta seguire i più attivi produttori di contenuti per Instagram Stories, per esempio. Si tratta di vere e proprie televisioni. Altro che grande fratello. La vita intima delle persone è sempre più originale di qualunque script di qualunque autore.

Context is the King per Jodi Beggs

Jodi Beggs spiega come il contesto modifica la percezione della realtà e quindi determina anche il valore delle persone e dei prodotti in un determinato contesto.

Il contesto in cui viviamo è in continuo mutamento. E il successo di un determinato prodotto (anche musicale) dipende dal contesto.

Guarda il video di Jodi Beggs al TedxBoston – Context is the king.

Non guardare la pagliuzza, guarda il contesto

Conoscete la parabola della pagliuzza e la trave? Spero di non risultare blasfemo, ma credo che ci sia qualcosa in più rispetto all’interpretazione della parabola che inviterebbe a non giudicare.

La pagliuzza e la trave

La pagliuzza e la trave è una parabola di Gesù recitata durante il discorso della montagna nel vangelo di Matteo, 7, vv. 1-5. Il discorso della pianura nel vangelo di Luca ha un passaggio simile in Lc 6,41. Ed anche il vangelo di Marco contiene in Mc4,24-25 un invito a non giudicare gli altri.

Ma cosa dice la parabola

Non giudicate, per non essere giudicati; perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. Perché osservi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell’occhio tuo c’è la trave? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.

Non giudicare

Le interpretazioni che leggo e che ho ascoltato in Chiesa sono tutte rivolte al giudizio, contro gli ipocriti, contro gli altezzosi, i presuntuosi. Insomma, non giudicare perché sarai giudicato.

Anche padre Gianfranco Ravasi scrive

In tutti gli ambienti, anche in quelli ecclesiali, ci imbattiamo in questi occhiuti e farisaici censori del prossimo, ai quali non sfugge la benché minima pagliuzza altrui, sdegnati forse perché la Chiesa è troppo misericordiosa e, a loro modo di vedere, troppo corriva.

Si ergono altezzosi, convinti di essere investiti da Dio di una missione, consacrati al servizio della verità e della giustizia. In realtà, essi si crogiolano nel gusto sottilmente perverso di sparlare degli altri e si guardano bene dall’esaminare con lo stesso rigore la loro coscienza, inebriati come sono del loro compito di giudici. Ecco, allora, l’accusa netta di Gesù: guarda piuttosto alla trave che ti acceca! «Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello» (6,42). E poche righe prima, in questo che gli studiosi hanno denominato il “Discorso della pianura” (parallelo al “Discorso della montagna” di Matteo), egli aveva ammonito: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati!» (6,37).

Non guardare la singola azione, ma cerca il perché

Vivo nel cuore del centro storico della mia città, un luogo affascinante e ricco di storia. Per raggiungere la strada principale dal mio quartiere, c’è solo una via a senso unico. Ogni tanto, a causa di lavori di manutenzione o chiusure temporanee, la strada viene bloccata. Tuttavia, grazie a un accordo con la polizia municipale, i residenti possono percorrere il senso unico in direzione opposta per immettersi nella prima strada disponibile.

L’altro giorno, la strada era nuovamente chiusa e ho seguito il solito percorso contromano. Durante questo tragitto, ho notato una signora anziana che mi guardava mentre mi avvicinavo. Appena mi sono trovato di fronte a lei, ha iniziato a urlare, sostenendo che stavo procedendo nella direzione sbagliata. Non potevo fermarmi a spiegare e ho quindi proseguito. La signora ha cercato conferma tra gli altri passanti sulla mia “follia”. Spero che qualcuno le abbia spiegato che la mia azione era giustificata.

Ampliare il nostro punto di vista

Questo episodio mi ha fatto riflettere sul comportamento delle persone nella vita reale. Mi sono chiesto come mai ci sia sempre qualcuno pronto a giudicare e urlare la propria rabbia e disapprovazione verso chi commette un errore, anche quando non si tratta di un vero errore. Non credo che questa signora frequenti i social media, ma riesco facilmente a immaginarla litigare nei gruppi o nelle pagine, a giudicare le idee altrui o a segnalare errori grammaticali e refusi.

Tuttavia, ho compreso che questa esperienza racchiude un insegnamento più profondo. Forse, non si tratta soltanto di evitare di giudicare gli altri o di concentrarsi solo su se stessi. Forse, è anche importante ampliare il nostro punto di vista e osservare l’intero quadro anziché focalizzarci solo sui dettagli.

Prima di giudicare, è necessario allargare lo sguardo. Se la signora avesse alzato lo sguardo, avrebbe notato la voragine lungo la strada che impediva alle auto di passare nel senso corretto. E se avesse esteso il suo sguardo, avrebbe visto la transenna che chiudeva la strada e mi permetteva di procedere contromano.

L’importanza del contesto

L’importanza del contesto è un concetto che deve essere chiaro. Devo ammettere che prima di incontrare l’architettura dell’informazione non ci pensavo molto. Facevo molta attenzione al registro linguistico, ma poco al contesto.

Dire una cosa in un contesto ha un significato diverso che dire la stessa cosa in un contesto diverso.

Parolacce in ogni luogo

Un noto deputato della camera, critico d’arte e showman, usa nel suo linguaggio comune un linguaggio triviale. Lo fa alla televisione, in parlamento, in strada, ovunque si trova.

La cosa non mi turba in se. Si direbbe che è il suo brand. Deve i suo successo a questo suo modo di esprimersi più che per le sue capacità intellettuali.

Ma la cosa che mi da più fastidio è che a giustificazione di questo suo modo di parlare, richiama i propri interlocutori, affermando che si tratta di parole perfettamente italiane, che fanno parte della letteratura italiana. Il che è vero. E spesso viene chiamato in causa Pier Paolo Pasolini che per quel linguaggio fu anche processato.

Mi fa molta impressione perché seppure è vero che Pasolini usava quel linguaggio, quel linguaggio aveva un contesto, cioè le sue opere d’arte.

Pier Paolo Pasolini e il contesto

Lo stesso Pasolini in una celebre intervista entrata nella storia della televisione per l’importanza dei personaggi presenti, controllava attentamente il suo linguaggio e ben consapevole del contesto in cui si trovava e ancor più consapevole a chi fossero rivolte quelle parole, si autocensurava.

E quindi mi pare proprio l’esempio più sbagliato, attribuire a Pasolini, parole che lui non avrebbe mai pronunciato in televisione, come in Parlamento o in altro luogo.

Ai suoi tempi Pasolini fu accusato per vilipendio. Ma Pasolini rispettava il contesto. Parole e parolacce venivano usate nei suoi film, nei suoi romanzi. Mai in TV, mai da lui stesso

Dunque non solo il contesto è importante e che non tutto va detto in ogni luogo, ma il contesto cambia.

Cambia persino nel tempo, ciò che un tempo era vilipendio, oggi è espressione gratuita detta in ogni luogo, senza ritegno.

L’importanza del contesto: dove posizioniamo la nostra orchidea

Perché l’orchidea non fiorisce più?

Dicono gli esperti che

La causa principale, per cui un’orchidea non fiorisce, è perché riceve poca luce. Questo non vale solo per la Phalaenopsis ma anche (e soprattutto) per orchidee che richiedono più luce, come Dendrobium, Oncidium, Cattleya e Cymbidium.

Context is the king: trova il luogo giusto

Nella pratica se un’orchidea non fiorisce o non rifiorisce è perché si trova nel contesto sbagliato.

Generalmente le persone mettono questo fiore meraviglioso nel proprio salotto, nello studio, nell’ingresso per fare bella mostra della sua bellezza.

Tutti vogliamo che i nostri ospiti o clienti vedano questa meraviglia.

IL posto giusto dove mettere un orchidea è invece la cucina, preferibilmente sul lavello, dove scoliamo la pasta o comunque nei pressi (non sopra) la cucina, dove l’umidità è alta, per intenderci. Un ambiente, insomma che sta tra i 18°C e i 24°C.

Perché l’orchidea è una pianta che richiede umidità e temperature calde

Si tratta di una pianta che ha origine nelle regioni tropicali e subtropicali dell’Asia e dell’America centrale e meridionale.

Dove mettiamo i nostri contenuti?

Accade lo stesso con molti nostri contenuti. Noi vogliamo che siamo messi in bella mostra, vogliamo che i nostri siti stiano in una qualunque prima pagina di Google e in realtà quello, a volte, forse, è il posto sbagliato.

Abbiamo messo un contenuto come un fiore in salotto, ma quel contenuto, quel fiore starebbe meglio e produrrebbe più frutti in cucina, in un altro posto, comunque dove avrebbe condizioni più favorevoli.

Per questo dovremmo avere una conoscenza perfetta dei nostri contenuti e dovremmo sapere dove metterli, che equivale a come organizzarli.