L’iPhone 7 arriva sul mercato e sebbene si sappia già tutto di lui, fa comunque discutere. I giornali offrono pubblicità e la comunicazione di Apple deve solo imboccare quello che vuol far sapere. Anche se c’è sempre qualcuno che si chiede cosa ci sia davvero di nuovo.

La mia amica Virginia Fiume mi chiede su Twitter cosa penso io della scelta di Apple di togliere il jack audio dal proprio iPhone 7 e iPhone 7 S.

Ovviamente Virginia mi ha chiesto chiarimenti e dopo aver promesso una risposta immediata ho iniziato a scrivere. Purtroppo la questione è abbastanza complicata ed ho ritardato un po’ nella risposta sul blog per creare un articolo utile a più persone possibile.

Attraverso l’audio passano diversi concetti.

I giornali hanno presentato e continuano a presentare l’assenza come una innovazione o addirittura come una rivoluzione. In realtà non c’è tanto di innovativo perché Apple ha semplicemente cambiato protocollo di comunicazione, passando dal mini-jack al protocollo USB-C. Il jack viene eliminato e la stessa funzione avverrà attraverso il Cavo Lightning su USB con cui i precedenti iPhone si ricaricavano o con cui il telefonino scambia dati.

Dal mini-jack al protocollo USB-C

Il connettore elettrico per il trasporto di segnali analogici fu inventato nel XIX secolo (1878) per l’uso nei centralini telefonici pubblici: si tratta di uno degli standard più vecchi tra i connettori elettrici ancora in uso.

Tale connessione però permette principalmente il trasporto di segnali audio. In minima parte viene anche utilizzato per caricare batterie di piccoli elettrodomestici. Infatti si tratta di fili che trasmettono un segnale elettrico. Ma si tratta di un mercato marginale.

Il nuovo sistema, nato già da un paio di anni, invece, l’USB-C consentirebbe di semplificare i collegamenti multi-canale di vari gadget permettendo il passaggio di elettricità e altro. Già nel 2015 nel corso dell’annuale Developer Forum, Intel aveva annunciato la propria collaborazione con l’USB Implementers Forum. Se ne parlava qualche mese fa sulle riviste.

Tra i vantaggi del connettore USB-C, la possibilità di creare dispositivi più sottili, il supporto integrato a funzionalità di gestione avanzata dell’audio per la soppressione di rumore, la gestione di profili, il supporto a funzionalità di discovering di dispositivi collegati e altro ancora. Tecnologie digitali integrate in auricolari con questo connettore, immagina AnandTech, potrebbero essere sfruttate per misurare la temperatura corporea durante gli esercizi fisici. Il connettore USB-C potrebbe essere sfruttato non solo per il collegamento ma anche per ricaricare dispositivi wireless.

A che prezzo?

Tutto questo ha un prezzo che (probabilmente) sarà ben volentieri pagato dalla maggior parte dei clienti Apple.

  1. Innanzitutto la mancanza di alta qualità. D’altronde il nostro standard di ascolto è il file .mp3 a 128 kb e per la stragrande maggioranza degli ascoltatori è il massimo che si possa desiderare. Così non è. Ma poco importa. Con buona pace degli audiofili e di coloro che ancora acquistano sistemi audio ad alta fedeltà.
  2. Ci sarà poi un prezzo da pagare in moneta sonante. Se non si vogliono buttare le proprie cuffie si dovrà comprare un adattatore. Oppure, se si vuole aumentare la qualità audio sarà fondamentale acquistare un DAC (un convertitore digitale/analogico) di elevata qualità. Oppure ci sono i nuovi AirPodsLightning direttamente nella confezione dell’iPhone 7. O da acquistare a soli 159 dollari.
  3. E infine c’è il prezzo più caro. Cioè accettare di essere controllati in tutto e per tutto da Apple. Ma ci arriviamo. E’ per questo che il post mi ha richiesto più tempo.

Coraggio

Apple, attraverso le parole di Philip W. Schiller, più noto come Phil Schiller, vicepresidente per il product marketing a livello mondiale di Apple, presenta la scelta di togliere il jack come una scelta coraggiosa. Non si può dire, infatti, che sia innovativa. Lo fa dire agli altri. E sui social, almeno su Linkedin si riflette che la stessa osservazione del “come faremo, senza?” è stata ripetuta più volte negli anni. Si pensi al floppy disk, ai dvd, adesso anche, in parte, all’hard disk e ora per quanto riguarda le cuffie.

Come faremo senza il mitico jack? Lo abbiamo sempre usato!” Tim Cook ha risposto: “semplicemente, non ci basiamo su quello che è stato, ma sulla nostra visione di come sarà il futuro dell’audio”. Ecco, così è la vita. Molti basano le proprie scelte su ciò che è sempre stato, su ciò che si è sempre fatto. Altri, se ne fregano di quel che è stato e agiscono sulla base di ciò che sognano, perché sanno che l’unico modo per realizzare i sogni è guardare avanti

L’obiezione è che Apple ha il brevetto del connettore digitale lightning. Si tratta di speculazione, di business plan, di una ulteriore chiusura del walled garden ammantata di innovazione.

Coraggio?

Da quando non c’è più il compianto Steve Jobs, la Apple non ha più svolto a pieno il suo ruolo innovativo. Ma punta alla massima potenza in spazi sempre più ridotti. Apple lo ripete di continuo nel video di presentazione dell’iPhone 7. (video)

Devin Coldewey, per techcrunch.com non la ritiene affatto una scelta coraggiosa. In breve, spiega che:

  • Lo spazio recuperato è davvero poco.
  • La porta Lightning è totalmente inadatta per l’invio e la ricezione di audio.
  • I dati non hanno bisogno di andare alle cuffie, né le cuffie devono inviare i dati indietro.
  • Il jack da 3,5 mm è più utile di quanto si pensi. E’ robusto, familiare, sicuro, e così via. Funziona in modo affidabile, in tutto il mondo, e con milioni di dispositivi. Senza il permesso di Apple.

Ecco, il punto: avere il permesso di Apple.

Ecosistema Apple: il suo Walled Garden

L’architettura dell’informazione progetta ecosistemi digitali. I grandi brand, quelli che stanno indirizzando il mondo, questi ecosistemi li stanno sempre più allargando e chiudendo. Apple, ma tutti i grandi brand sperano che tutti ne facciano parte e al loro interno si faccia di tutto. La guerra tecnologica sta tutta qui.

Il walled garden di Apple è la sua forza. Il walled garden è il vanto di una mega nicchia che compra Appleperché Apple (ai tempi) era innovativo, è figo, perché ha un design avveniristico, perché il sistema iOS non prende virus e così via…

Ma è anche la sua debolezza. Se vuoi condividere file o usare una pennetta usb che ha toccato un pc dovrai trovare altre strade che non sia il semplice contatto fisico. Come vedremo tra poco ci sono ancora, o è meglio dire c’erano ancora, degli escamotage per scavalcare il muro. Ma ad Apple questa cosa non piace. Apple sta contrastando in tutti i modi questa possibilità e il nuovo protocollo è un tassello fondamentale a tenerti buono nell’ecosistema di Apple.

Apple ne ha tutta la forza e il potere, per farlo. E lo fa.

Stiamo parlando di una religione e, come tale, forza e debolezza del sistema coincidono. Sostenitori e detrattori non troveranno mai un punto di incontro. E qui il punto non è da che parte stare. A mio parere il punto è capire.

AirPods Lightning

Tra le poche cose che forse si potevano ancora comprare di concorrenza, c’erano le cuffie con il jack. Di colore bianco, anche se non fossero state Applesi potevano usare, senza alcun pregiudizio degli altri.

Adesso anche questa possibilità, viene eliminata. Il primo paio di cuffie pare che sia offerto nel pacchetto. Ma se le prime si rompono o le perdi, il secondo paio di cuffie costa 159 dollari. Una bella cifra che si sarà costretti a pagare.

Se nasceranno altri prodotti di concorrenza, i produttori che vogliano creare degli adattatori o cuffie di concorrenza, dovranno pagare una licenza. Con un nuovo accessorio, Apple apre un nuovo mercato, interno al proprio mercato, e da un colpo a chi costruisce cuffie.

Virginia risponde che lei usa le cuffie wireless e si trova benissimo. Infatti, non c’è nulla di innovativo nell’eliminazione dei fili. Cuffie e casse senza fili già esistono e sono sempre più usati. Ma il wirelles o il bluethooth non fanno parte del business di Apple e non farebbe guadagnare direttamente la Apple. E non risolverebbe il problema del controllo.

AirPods e iOS: non più smart ma intelligenti?

Siccome le parole sono importanti mi sembra interessante segnalare il post di Licia Corbolante sul suo blog.

Il nome AirPods è un bel gioco di parole su earpods, il termine specifico di Apple per gli auricolari (nel lessico generico inglese sono invece earbuds o earpieces). I due elementi aire pod richiamano prodotti già esistenti e così il nuovo nome risulta familiare e facile da ricordare ma allo stesso tempo distintivo e innovativo.

Da smart a intelligent

C’è un altro dettaglio del video che ha attirato la mia attenzione: viene usato due volte l’aggettivo intelligentintelligent high-efficiency playback e intelligent connection to all your Apple devices.

Nel sito Apple si trovano ripetuti riferimenti “intelligenti” anche nelle descrizioni del sistema operativo iOS: Intelligent suggestionsiOS intelligently picks up on scheduling details; more intelligent and expressive ways ecc.

Aggiungo io: che non sia un primo passo verso l’introduzione all’intelligenza artificiale? Apple presto vorrà far usare il suo assistente vocale. Siri, su cui sta investendo.

I bisogni

I bisogni delle persone però restano quel che conta. Oltre alla speculazione Apple avrà sicuramente considerato i bisogni dei propri clienti. Così come Virginia, usa le cuffie wireless, anche tanti altri utenti ne iniziano a fare uso.

Via i cavi, via la polvere dietro le scrivanie, via la confusione sui tavoli da studio, via il problema da dove far passare il cavo quando piove, fa freddo o quando si va a correre.

Basta attaccare le cuffie alle orecchie e il gioco è fatto. Ma è questo quello che accadrà con gli AirPods?

La rete non è tanto d’accordo. Il nuovo iPhone 7 è ritenuto troppo sottile e leggero. Gli Airpod sono un po’ ridicoli e facili da perdere. O persino da ingoiare se si hanno bambini in casa.

Insomma, al momento sembrano più gli svantaggi che i vantaggi. Però la religione Apple giustificherà l’uso, per cui non mi pronuncio.

Consapevolezza. Sempre!

Paolo Attivissimo ha scritto un post molto interessante che consiglio di leggere e che vi ripropongo in parte se non avete voglia di cliccare.

Premessa. Io non sono contro gli ecosistemi chiusi o contro i walled garden. Anzi, li progetto. E mi piacerebbe che chi costruisce un sito fisico o digitale lo progettasse come un ecosistema. Difficile pensare ad una esperienza utente positiva se non è almeno in parte controllata e/o guidata.

Quello che però vado predicando da un po’ di tempo a questa parte è la consapevolezza. Essere consapevoli del contesto dove ci troviamo. Essere consapevoli che i nostri dati sono in mano ad aziende private con forti interessi su quei dati, essere consapevoli che con i nostri dati l’azienda ci fa soldi a palate, ci rende, non dico liberi, ma un po’ più autonomi.

Questa consapevolezza, sono convinto, ci farà comportare sul web con più accortezza e renderebbe  il web un posto migliore.

Le cose veramente da sapere

Il nuovo iPhone rende sempre più difficile estrarre audio dal dispositivo senza passare dai controversi filtri anticopia: l’eliminazione della presa per cuffie chiude sempre più strettamente il cosiddetto analog hole, la “falla analogica”, ossia la possibilità finora presente di poter aggirare sempre e comunque eventuali restrizioni arbitrarie all’uso esportando l’audio attraverso l’uscita analogica.

Paolo Attivisimo riporta poi quanto scritto dalla Electronic Frontier Foundation dove si spiegano le implicazioni a lungo termine della scelta di Apple.

…Quando infili un cavo audio in uno smartphone, funziona e basta. Non importa se le cuffie sono state fabbricate dalla stessa marca che ha fabbricato il telefono. Non importa neanche cosa intendi fare con il segnale audio: funziona comunque, sia che il cavo vada ad un altoparlante, sia che vada a un mixer o a un registratore.

Il Cavo Lightning funziona diversamente. I fabbricanti devono applicare e pagare un compenso di licenza per creare un dispositivo compatibile con Lightning… se è impossibile connettere a un iPhone un altoparlante o un altro dispositivo audio senza che lo governi il software di Apple, allora le grandi aziende dei media possono fare pressioni su Apple perché limiti i modi in cui i clienti di Apple possono usare i loro contenuti. Dato che la legge statunitense protegge le tecnologie di gestione dei diritti digitali (DRM), può essere illegale eludere le eventuali restrizioni anche se lo si fa per ragioni perfettamente legali. Non manca di certo il precedente: queste aziende spinsero Apple a includere il DRM in iTunes.

Da chi dipendiamo?

…Va riconosciuto ad Apple che è stata chiara nel dire che non userà la nuova concezione per imporre restrizioni. Ma sta proprio qui il problema: non dovremmo essere costretti a dipendere dal permesso di un fabbricante per usare i suoi apparecchi nel modo che desideriamo (o per fabbricare periferiche o accessori per quegli apparecchi). Quello che possiamo fare con i nostri dispositivi dovrebbe dipendere dai limiti della tecnologia stessa, non dalle decisioni di politica dei loro fabbricanti.

Insomma chi acquista un iPhone7 e i prossimi potenziamenti sarà sempre più controllato da Apple. O meglio sarà sempre più libero di acquistare altri prodotti Apple e beccarsi i loro prezzi, tra l’altro, in Italia, sempre più cari rispetto al resto del mondo.

Niente di male. Ripeto. Basta esserne consapevoli!

A tutti, buon iPhone 7 !