Smarphone vs Smartspeaker? A quanto pare è iniziata una battaglia di cui vedremo gli sviluppi tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2019. Al momento (inizio 2018) abbiamo le prime schermaglie. E noi appassionati e appassionate di nuove tecnologie decreteremo vincitori e vinti. I primi a sferrare i primi attacchi, sono, come spesso accade, quelli che sono apparentemente più deboli. Al momento Amazon.

Fa un po’ strano dire che Amazon sia tra i più deboli, ma al momento così è. A meno che non riesca a raggiungere gli obbiettivi di cui parliamo in questo articolo.

Smartphone vs Smartspeaker

Amazon è protagonista solitaria nel far cambiare le abitudini delle persone e spingerle ad un uso maggiore degli smartspeaker e di conseguenza degli assistenti vocali.

Al momento l’uso e la diffusione degli smartphone è qualcosa di capillare. Mentre la giornata è rimasta sempre di 24 ore, il mobile ha rapito molti spazi di tempo vuoti ed ha tolto attenzione a tanti altri media.  Ad Amazon piacerebbe che le persone si staccassero per un po’ dal cellulare e dedicassero più tempo ad uno smartspeaker. E magari ad uno smartspeaker che abbia installato al suo interno Alexa.

In Italia ancora gli smartspeaker devono arrivare. Il 2018 dovrebbe essere l’anno giusto per lo sviluppo anche in lingua italiana. E il 2019 sarà l’anno che inizieremo a farne uso.

Facciamo tutto con il cellulare

A conclusione di uno degli articoli più importanti che ritengo di aver scritto su questo blog sull’architettura dell’informazione conversazionale, concludevo concordando sul pensiero di Peter Morville. La maggior parte delle persone, in questo momento, pensa che con il proprio smartphone può fare tutto quello di cui ha bisogno. E probabilmente ha pure ragione.

Si può fare di più? Si possono fare altre cose? Pare di si. Ne sono convinti Amazon e tutti Big che stanno sviluppando assistenza vocale. Questi stanno rendendo la tecnologia sempre più a portata di mano.

Ma Amazon, forse tra le più attive, ha obbiettivi ambiziosi. Infatti, Amazon ambisce a ridurre l’importanza che diamo al nostro dispositivo mobile in favore del suo assistente vocale Alexa.

Amazon e Alexa

Amazon, è sotto gli occhi di tutti, sta attuando una politica molto aggressiva per spingere il proprio Amazon Echo. Si veda la lunga serie di video che ho pubblicato sui 50 comandi da dare ad un assistente vocale. Oppure lo sviluppo costante di dispositivi con Alexa come assistente nativa. Insomma, Amazon ci crede. E in questo vuole coinvolgere anche i propri clienti.

Qual è la fotografia del momento? Amazon non ha mai costruito telefonini. Né è mai riuscito ad entrare nel mercato della telefonia. Cosa che, invece, sono riusciti a fare, proprio Google ed Apple, i diretti avversari, su questo campo, di Amazon.

La maggior parte delle persone che sta iniziando ad usare o usa già l’assistenza vocale, la usa attraverso il proprio dispositivo. Dunque usa l’assistenza vocale nativa del proprio smartphone. Ossia Google Assistant dell’app di Google o Siri dell’IPhone. Difficilmente qualcuno scarica Alexa, l’assistente vocale di Amazon, sul proprio smartphone per avere un’esperienza diversa.

La strategia di Amazon

L’obiettivo di Amazon è duplice. Da un lato Amazon vuole far crescere la piattaforma vocale. Dall’altro ritiene necessario tenere alta l’attenzione su Alexa e rimanere competitivi rispetto agli avversari. Fatica questa che tutti gli altri si evitano.

Cosa fare? Innanzitutto rubare tempo e attenzione agli smartphone. Non è un caso, infatti, che Amazon stia producendo dispositivi smart screen da tavolo con Alexa già pre-installata. E poi è alla ricerca di nuovi dispositivi che possano ospitare il proprio assistente vocale.

Dispositivi smart-screen

Dispositivi, come Echo Show o Echo Spot, sono un passo in avanti o un passo indietro? Come già detto nelle previsioni per i chatbot, le interfacce ibride avranno la meglio.

Ci ritornerò per continuare il bellissimo dialogo iniziato con Giorgio Robino per chiarire il mio punto di vista.

Questi dispositivi enfatizzano interazioni rapide e mirate che facilitano la comunicazione diretta con gli altri tramite chiamate vocali o giochi, ad esempio.

Dunque Echo show, oltre a visualizzare l’ora e il meteo sullo schermo, potrà monitorare e mostrare i video delle telecamere di sicurezza, per esempio. Oppure si trasformerà in schermo dove effettuare le proprie video chat, o vedere contenuti video.

Installare Alexa su auto connesse

Altro obbiettivo è installare Alexa sulle auto. E così farla conoscere ad un nuovo pubblico. Sul tema avevo parlato tempo fa riguardo a Carplay auto e Android Auto.

Waymo, taxi a guida autonoma

In quell’articolo evidenziavo la diffidenza delle case automobilistiche verso Google a cui consegnare le proprie conoscenze e i dati dei propri clienti. Per questo, almeno fino ad un paio di anni fa le case automobilistiche tentavano di sviluppare sistemi propri di controllo. Evidentemente non ci sono riusciti.

Tanto che la scorsa settimana i canali di informazione hanno presentato il progetto Waymo su minivan Pacifica per un servizio di taxi a guida autonoma. Senza autista, per intenderci.

A fine 2018 la consegna dei primi veicoli Pacifica equipaggiati con la suite hardware e software Waymo. Il servizio partirà da Phoenix, in Arizona

Il cruscotto come nuovo luogo dell’assistenza vocale

Il cruscotto dell’auto dunque assumerà una nuova funzione. I passeggeri interagiranno con gli assistenti vocali o con i loro navigatori di fiducia. E con sistemi sempre più integrati.

Le collaborazioni sono già avviate. Amazon ha già collaborato con Nissan e BMS per fornire ai proprietari delle auto il controllo vocale supportato da Alexa. E sia Ford che Volkswagen hanno discusso del potenziale di connettività di Alexa.

Insomma, se questi accordi andranno a buon fine Amazon potrebbe davvero scalzare (in parte) gli smartphone usati anche in macchina come navigatori appunto, o più semplicemente per riprodurre un brano musicale.

Aggiunta di abilità visive ad Alexa

L’assistente vocale di Amazon ha la possibilità di imparare competenze extra. Se le cose andassero per come pensa Jeff Bezos, infatti, saranno sviluppate competenze visive per Alexa. Integrazioni che permetterebbero all’assistente vocale di mostrare le proprie risposte su uno schermo, come appunto quello di Amazon Echo.

E anche questo sarebbe tempo sottratto agli smartphone.

Nuove abitudini nuove potenzialità

Pare insomma, che Amazon voglia cambiare le abitudini delle persone. L’integrazione di elementi visivi consentirebbe agli utenti di realizzare azioni che oggi abitualmente svolgono con uno smartphone. Oppure attrarre altri consumatori che oggi fanno uso solo del desktop (tra l’altro sempre più in riduzione).

Amazon vuole spostare l’attenzione delle persone sui propri dispositivi. E così supplire alla mancanza di un proprio smartphone con un proprio marchio.

Alexa impara ad usare uno smartphone

Rohit Prasad, Amazon VP e Head Scientist presso Alexa Machine Learning ha affermato che

la voce o il video che invitano i dispositivi di Amazon contribuiranno a ridurre la necessità di uno smartphone. E un altro è rendere Alexa più utile e più onnipresente quando aumenta l’uso della voce. Entro il 2020, la voce rappresenterà il 50% di tutte le ricerche sul Web mobile.

Insomma, Amazon consente ai propri prodotti di fare ciò che tradizionalmente è sempre stato fatto dagli smartphone.

Conclusioni

Questi sono gli obiettivi, le intenzioni. Ci riuscirà? Difficile dirlo. L’assistenza vocale è già tra noi, anche se non tutti lo sanno, anche se non tutti la usano. E non c’è dubbio che, in un modo o nell’altro, l’assistenza vocale sarà una tecnologia sempre più presente nella nostra vita quotidiana.

I miei dubbi sono inerenti le reali capacità di Amazon di allontanare le persone dal proprio smartphone. Anche se nulla accadrà dall’oggi al domani. E attraverso una serie di micro cambiamenti ci in meno di dieci anni ci siamo abituati a tutto.

Quello che mi sento di dire qui e adesso e che ripeterò al WIAD Palermo del 24 febbraio, nel mio intervento sarà proprio questo. Se Amazon e gli altri big riusciranno a far cambiare le nostre abitudini a noi, come progettisti, ma ancor prima come cittadini, spetta il compito di avere consapevolezza di questi cambiamenti.