“Vinile contro download. Il vinile supera il download nel mercato inglese.” Questa notizia è stata data a metà dicembre 2016 in un TG1 RAI (di cui non trovo il link).

La cosa mi è suonata proprio male. Perché a quanto ne so io il mercato del vinile è un mercato di nicchia. E tanto i toni erano euforici che persino mia madre chiedeva: ma come è possibile?

La mia risposta immediata è stata quella di dire che è vero che il vinile è in ripresa. Le percentuali di vendita si sono raddoppiate, negli ultimi due anni, ma rispetto alla sua quasi estinzione del 2006. Da qui al ritorno al vinile però ce ne passa.

Il ritorno del vinile

Quello che generalmente si sente o si legge in giro quando si parla di ritorno del vinile è che

  • Possedere un LP in vinile da la sensazione di possedere la musica
  • Il vinile ha un suono più caldo
  • Il vinile è sinonimo di qualità
  • Gli utenti hanno nostalgia del periodo analogico
  • I giovani sembrano ritornare al passato.
  • Siamo in presenza di un cambiamento nelle abitudini di spesa dei consumatori.

Insomma, forse non lo dicono mai, ma tra le righe si intende che la gente stia tornando a comprare LP in vinile. O che si preferisce il vinile al digitale.

Alla ricerca della fonte

Come sapete io non sono un giornalista. Per cui se sbaglio mi scuserò e la categoria non ne avrà a male. Ma da architetto dell’informazione mi occupo di giornalismo e comunicazione. Siccome l’argomento mi interessa (e sfiora il blog nelle sue sonorità) sono andato a verificare. Tanto più che, fin dalla sua pubblicazione, il blog ha adottato il Verification HandBook.

La prima ricerca della fonte mi fa rendere conto che è una notizia che viene pubblicata periodicamente. Ogni tre mesi vengono fatti dei report sui risultati delle vendite. E i giornali riprendono le comunicazioni soprattutto durante il periodo di Natale o di fine anno.

Per esempio Wired ne parla già nel 2014. Ma poi si trovano anche altri articoli in periodi dove si ha poco da scrivere. Non posso credere, però, che il TG1 RAI abbia ripreso una notizia vecchia di due anni. E così continuo a cercare e finalmente trovo delle buone fonti.

La fonte originale

La fonte, pare che sia un report fornito dalla Entertainment Retailers Association (ERA).

L’ERA è un’organizzazione commerciale del Regno Unito formata appositamente per fungere da forum per i settori fisici e digitali al dettaglio e all’ingrosso delle industrie di musica, video e videogiochi.

Come confermato da Repubblica.it che parla anch’esso di ritorno del vinile e di passo indietro dell’industria verso questo vecchio formato. Il giornalista accenna al fatto che

La questione è ovviamente molto più complessa

ma non prosegue nella spiegazione.

Datamediahub.it

Pier Luca Santoro tra i suoi post-it , di qualche mese fa, ci da qualche numero.

Ma che Musica Maestro – I dati rilevati da Deloitte per FIMI e relativi al primo semestre del 2016 certificano il sorpasso del digitale, guidato dallo streaming, sul prodotto fisico a livello nazionale. Il segmento digitale è oggi il 51%, trascinato dall’imponente crescita dei servizi di streaming, che rappresentano il 40% del mercato totale e segnano un incremento del +51%. Sempre prevalente il repertorio italiano che rappresenta il 44% contro il 38% del repertorio internazionale. Dall’altro lato, continua anche la corsa del vinile che, con un’ulteriore 43% di crescita, rappresenta oggi il 5% del mercato italiano.

Il Telegraph

Il Telegraph ricalca quanto detto dal TG1 e da Repubblica.

Per la prima volta dal 2006, dopo 10 anni, la vendita del vinile supera le vendite dei downloads digitali, nel mercato del Regno Unito. È Natale la gente vuole comprare qualcosa di fisico per se stessi e per gli amici e ritiene il vinile qualcosa di interessante.

La top ten del vinile

The top ten vinyl sales included several new releases on vinyl. Metallica’s Hardwired to Self-Destruct, Pink Floyd’s Animals, Live at the Hollywood Bowl from the Beatles, and the soundtrack to Stranger Things by Kyle Dixon and Michael Stein.

Amy Winehouse’s Back to Black, the Guardians of the Galaxy soundtrack and Nirvana’s Never Mind also made an appearance, far more popular on vinyl than in any other medium.

The top ten downloads saw Now That’s What I Call Music 95 reach the number one slot, with songs by Little Mix, Bruno Mars, Dodie and Emile Sande joining various compilations.

Il Guardian

Anche se il Telegraph conferma, continuo ad avere dei dubbi e continuo la mia ricerca. Trovo un articolo sul The Guardian e comincio a capire qualcosa di più.

Nell’articolo Hannah Ellis-Petersen informa che nel Regno Unito si verificano tre fenomeni.

  1. Stanno rinascendo alcuni negozi musicali che vendono la musica in vinile.
  2. Alcuni artisti (che se lo possono permettere, come vedremo più avanti) rivolgono la loro attenzione a questo formato per riacquistare un contatto fisico con i fans.
  3. C’è un gruppo di acquirenti che, approfittando di trovarsi nel Regno Unito, comprano un determinato vinile, proprio nel Regno Unito, in quanto oggetto simbolico.

L’ABC

L’ABC è ancora più accurata nella notizia. Tutti concordi: il vinile supera le vendite del digitale, ma… c’è un MA grande quanto una casa… in termini numerici il download è sempre superiore.

Money spent on vinyl records more than that spent on digital music in UK, but downloads still ahead in terms of numbers sold

Ossia, i pochi vinili venduti costano molto di più delle migliaia di file digitali sempre più venduti.

Chi compra il vinile non lo ascolta

Un sondaggio della stessa ABC conferma che, tra coloro che comprano l’album in vinile, la metà degli acquirenti neppure apre la confezione. E un altro 7 percento di persone non ha neppure un giradischi a casa dove ascoltarlo.

Chris Heard, proprietario della Carnival Records in Great Malvern dice che certamente il trend incoraggia i fanatici del vinile ma che la notizia dovrebbe essere data con attenzione.

“The reality is, the world has changed. The technology has changed. So while it’s great vinyl is still going after 60 years, the genie’s out of the bottle”. He said, adding that vinyl would always take a back seat to digital formats and streaming services from now on.

“It seems that a lot more artists are using vinyl as a way to give their fans a tangible way of showing their fandom, while also providing a digital download so that their music can also be consumed on the go.”

Chi usufruirebbe del ritorno al vinile?

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Un’altro elemento, che emerge dall’articolo dell’ABC, è che i piccoli negozi indipendenti, così come le case di produzione indipendente, sebbene siano quelli che spingono il mercato, sono quelli che meno usufruiscono di questo ritorno. Perché la maggior parte di questi dischi vengono venduti o dai supermercati o dagli e-commerce.

Anche così, il digitale continua a dominare. Nel 2015, nonostante i ricavi di download digitale in calo del 12 per cento rispetto all’anno precedente, la musica digitale ha rappresentato il 62 per cento del mercato totale, rispetto al 59 per cento nel 2014.

Non so quanto difficile sia spiegare questo in un servizio di pochi minuti. Ma la notizia merita attenzione. Il mercato musicale è molto complesso.

Meglio il vinile o il CD?

Personalmente condivido molto quanto scriveva Francesco Farabegoli su PRISMO già nel novembre 2015. Farabegoli addirittura parla di bufala riguardo il ritorno del venile. Vi consiglio la lettura integrale dell’articolo. Qui di seguito vi riporto alcuni dei passi più rilevanti del lungo articolo.

Ciò che mette in risalto Farabegoli è che in tanti cercano di convincere gli altri che la musica suona meglio su un giradischi. La musica ha un suono più caldo (uno degli aggettivi più usati in questo contesto).

Il vinile fa figo

La prima domanda che balza in mente: quali sono le caratteristiche che distinguono un formato più figo da un formato migliore?

La superiorità del vinile è un mito. E il “calore” del supporto analogico è spesso dato da riproduttori e da impianti stereo di valore. Tanto che attuali vinili e ristampe su vinile sono compressi e masterizzati in digitale.

Il vinile un mercato stabile: produrre vinile costa

Perché si investe sul vinile, allora? Perché, per ora, è un mercato stabile. Il vinile è l’unico supporto fisico che al momento può contare su un gruppo di consumatori affezionati, per giunta in espansione.

Il problema è che di dischi fisici se ne vendono così pochi da non giustificare quasi in nessun caso le economie di scala sufficienti. E per una notevole quantità di uscite tocca scegliere se stampare in CD o in vinile. Il vinile ultimamente vende meglio. Ma produrlo costa molto di più: anche 7 euro per le stampe speciali, contro i 3 scarsi del CD. Senza contare questioni di spazio fisico. In un singolo LP sono contenuti 40 minuti di musica contro i 70/80 del CD. Ma pensate ai costi che devono affrontare i musicisti costretti dal loro genio debordante a imbarcarsi nella stampa di un doppio LP). La febbre del vinile, in un mercato musicale asfittico, non è più la rinascita di un formato alternativo. È diventata una sostituzione in pompa magna del principale formato in cui viene venduta la musica.

Dal vinile al CD la schizofrenia dell’ascolto

Il CD sta morendo – nessun dubbio in questo. Il punto è un altro. La distribuzione della musica ha fatto passi da gigante nell’ultimo quindicennio. È possibile ascoltare tantissima musica, quasi gratis, in qualunque posto e senza nemmeno il bisogno di possederla su un supporto fisico. Ha senza dubbio molto senso che una striminzita minoranza di appassionati decida di fare una scelta hardcore. Ma molti di noi stanno vivendo felicemente una schizofrenia dell’ascolto che vista da fuori sfonda il muro del paradosso, unendo ascolti scomodi/pesanti/costosi/hi-fi in vinile tra le mura di casa ad ascolti comodi/leggeri/economici/lo-fi in giro per il mondo.

In conclusione, Farabegoli, si chiede

Che senso ha incaponirsi a praticare un formato che è la più radicale negazione di questo concetto? A che pro celebrarne il ritorno in pompa magna come se sia destinato a salvare la musica? E soprattutto: siamo convinti che sia un buon affare? Quanto potrà mai durare la febbre del vinile?

Domande molto interessanti a cui sarebbe bello trovare risposte.

Vinile contro Download. Un po’ di numeri

Il mercato del Regno Unito

Per comprendere meglio quanto voglio dire in questo articolo mi vengono in soccorso i numeri.

Sul tanto vantato mercato inglese ho trovato (sempre grazie ad articoli che enunciavano il ritorno del vinile) un articolo (oggi cancellato) che afferma che nel Regno Unito si sono superati i 3 milioni di copie di album in vinile. Alla nota 7 però leggo:

Vinyl represents approximately 2.6 per cent of the overall UK recorded music market based on Album Equivalent Sales, and around 4.7 per cent of total album sales.

(L’ Album Equivalent Sales è una è una metrica standard dell’industria musicale che consente di comparare la vendita dei formati fisici con i formati in streaming in modo che il consumo di musica totale può effettivamente essere misurato e segnalato).

Ma di cosa si tratta? A cosa è dovuto questo clamoroso successo? Al fatto che 30 titoli pubblicati hanno venduto più di 10.000 copie ciascuno nel 2016. L’artista in vinile più venduto è stato David Bowie, con 5 album postumi, che supera Amy Winehouse. Stiamo parlando di cimeli, di ricordi e non di musica.

Il mercato degli Stati Uniti

Attenzione. Fino ad adesso, sebbene la notizia sia stata ripresa anche dalla stampa italiana, e continui a far notizia, abbiamo parlato del mercato del Regno Unito. Qualche giorno fa ho trovato uno studio della società BuzzAngle Music che parla del mercato degli Stati Uniti. Se vuoi approfondire puoi scaricare il pdf. Lo studio spiega che il settore dello streaming ha duplicato gli introiti, nonostante le vendite di album e singoli, fisici e digitali, siano in calo.

the percentage of subscription streams rose from 62% of the total in 2015 to 76% of the total in 2016. The number of 2016 subscription streams grew over 2.25x the 2015 subscription streams amount. So not only is streaming growing nicely, but the overall composition is also shifting to subscription-based consumption. The combination of these two trends will result in higher average revenue per user and more profitability for the industry.

In questo studio è messo in evidenza che le vendite del vinile aumentano del 25,9%. Ma in piccolo leggiamo che il vinile rappresenta l’8% di tutte le vendite degli album fisici. Che a loro volta calano di quasi il 12%, arrivando al 51,6% del mercato totale. Il che significa che quel quasi 26% in più di vendite di vinili equivale all’1% sull’intero mercato musicale. Che non ci fa certo schifo. Ma non lo chiamerei ritorno al vinile.

Un esempio concreto: Drake

Tralasciamo le percentuali sul mercato totale. Per capire i volumi mi pare utile fare un esempio concreto: Drake. Sempre secondo lo studio di BuzzAngle 2016 sul mercato statunitense Drake è l’artista dell’anno. Vince l’album dell’anno per Views e canzone dell’anno con One dance.

Per cui abbiamo che Drake, con l’album Views, ha venduto 1,510,987 di album e 5,354,978 canzoni singole. E che l’album è stato ascoltato in streaming 2,874,424,661. Quasi 3 miliardi di volte.

Ora Drake non ha pubblicato un vinile e non sappiamo quanti vinile avrebbe venduto. Ma l’album in vinile di maggior successo negli Stati Uniti, nello stesso arco di tempo, è stato Blurryface dei Twenty one pilots che ha venduto 49,004 album.

Il vinile è una nicchia di lusso

Il mercato del vinile è un mercato costoso, di lusso. Sia per chi lo ascolta, sia per chi lo produce.

Per i musicisti che dovrebbero pubblicare e produrre in vinile, Wired ricorda che

La United Record Pressing, fornisce anche preventivi in tempo reale, e per la stampa di 500 vinili da 12″, a partire da file WAV, si parla di circa 1500 dollari più spese di spedizione.

Sia per chi ascolta. Per rispettare l’ascolto Hi-Fi non solo si ha bisogno di un giradischi, che costa; ma anche di un impianto stereo che restituisca un suono quantomeno decente. Stiamo parlando di un impianto che supera abbondantemente un migliaio di euro. Tanto per gradire. Più il costo del vinile, che non è certo economico (si va dai 30 ai 35 euro, per LP comuni).

Il vinile ha un futuro?

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Il vinile è una nicchia di mercato. Solo se lo pensiamo in questi termini avrà un futuro. Ma da solo non salverà il mercato musicale. Almeno non nei prossimi 5 o 10 anni. E neanche se ogni settimana si facesse un servizio televisivo che lo affermi.

Al momento, non c’è nessun vinile contro download, né tanto meno vinile contro digitale. Non c’è nessun ritorno e nessun sorpasso. Tanto più che prima la registrazione è digitale e poi si passa su vinile.

Altro che audiofili. Anzi. Con buona pace degli audiofili.

La notizia vera, almeno secondo me, è che il vinile si è trasformato in un oggetto di culto, o da collezione, per un mercato di lusso.

La musica analogica è diventata una nicchia di lusso, un mercato per collezionisti. Questo va sottolineato. Magari ci sono anche degli aspetti sociali, come il volersi identificare con un immaginario che un disco in vinile porta con sé. Magari c’è il tentativo di essere percepiti dagli altri come affini a quel mondo.

Non c’è nessun ritorno al vinile, sebbene le vendite economicamente valgano di più dei download. Dal punto di vista economico non mi pare che ci sia alcuna novità. La gente che ha i soldi spende molti più soldi di chi non ne ha. Tra chi ha i soldi, siccome il vinile fa figo, si compra la musica anche in vinile. Ma la tendenza non è verso il vinile. Chi ascolta musica si abbona ai servizi streaming. E chi compra il vinile, poi, a casa, lo mette sugli scaffali o in cantina. E non ha intenzione di ascoltarlo.

CD o Vinile. Consapevolezza e chiarezza

Spero di aver fatto un po’ di chiarezza sull’argomento. Almeno mi sono chiarito io. E quanto meno, mi pare di aver ricostruito un contesto dove inserire la notizia. Probabilmente, sentiremo ancora questa notizia, ma spero che la prossima volta abbiate più consapevolezza di cosa accade davvero. Continuare a dire, senza spiegare, che c’è un ritorno al vinile perché il mercato del vinile è in crescita, sarebbe come dire che, siccome il mercato delle auto d’epoca è in crescita, le famiglie stiano tornando a comprare i maggioloni o altre auto d’epoca. Ci credereste?

È chiaro che stiamo facendo un paragone sbagliato. È chiaro che oggi, parlare di musica in vinile e di musica digitale significa parlare di insiemi diversi.

Anche questa, secondo me, è una notizia. Anzi, se adesso è chiaro anche a voi, è una buona informazione su cui poter pensare e riflettere.

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