Dentro la società interconnessa

di Piero Dominici

è un libro assolutamente da leggere.

Lo consiglio

a tutti coloro che vogliono comprendere le opportunità

e i rischi di una società complessa,

come quella che stiamo vivendo.

Puoi ascoltare questo articolo anche su youtube

e seguire Il prof. Piero Dominici

sul suo blog, Fuori dal Prisma.

Tsunami informativo

Sono anni che nei vari convegni, summit e incontri vari ci diciamo che la massa di informazioni che ci sta investendo è uno tsunami. Nessuno ci spiega cosa sta accadendo, comprendiamo a fatica la nostra realtà, le visioni politiche sono ridotte a quello che accade oggi. E il mondo dell’informazione è inquinato almeno quanto il mondo delle nostre città e delle nostre campagne.

Sono necessari umanisti che rimettano l’Essere Umano al centro.

È necessaria una architettura dell’informazione che organizzi le informazioni e le notizie online, che, per come arrivano, non dicono nulla. Nel mare magno del web perdono di significato e di senso; in un marasma dove Verità e post verità si mischiano indistintamente, lasciando spazio al tifo da Stadio.

Essere preparati culturalmente

Come affrontare tutto questo? Piero Dominici sottolinea che bisogna essere preparati culturalmente. Analizza come la società odierna si stia spaccando tra chi è altamente tecnologizzato e chi resterà indietro in questo cammino.

E quando la spaccatura sarà definitiva non sarà certo un bene.

In un articolo scritto per Techeconomy.it Dominici scrive.

Per questa civiltà ipertecnologica, oltre ad una rinnovata attenzione per le regole e i diritti, occorre un approccio sistemico alla complessità, in grado di evitare spiegazioni riduzionistiche e deterministiche e di far dialogare “saperi” e competenze troppo spesso tenuti separati (scuola e università strategiche).

Insomma, abbiamo bisogno di squadre, di comunità intere che affrontino con serenità e umiltà le tematiche del momento.

L’economia interconnessa richiede scelte strategiche e una nuova sensibilità etica per le problematiche riguardanti gli attori sociali, il sistema delle relazioni e lo spazio del sapere: occorre, cioè, una nuova cultura della comunicazione, orientata alla condivisione e all’intesa, in grado di incidere sui meccanismi sociali della fiducia e della cooperazione.

Condivisione

Condivisione, vera dei saperi.

In tal senso, la ricomposizione di un contesto globale, che appare sempre più frammentario e disordinato – anche se occorre assolutamente definire strategie per oltrepassare le retoriche della “liquidità” – spetta alla comunicazione, intesa come processo sociale di condivisione della conoscenza*(1998) e di mediazione dei conflitti, sinonimo di socialità, “strumento” complesso di superamento dell’individualismo, piattaforma di connessione, cooperazione e produzione sociale delle conoscenze.

La comunicazione dunque ha una responsabilità enorme, in questo senso.

L’obiettivo strategico (di lungo periodo) – come ripetuto più volte in passato – è la “vera” innovazione, quella sociale e culturale: un’innovazione in grado di realizzare sistemi sociali più aperti e inclusivi. A questo livello – lo ribadiamo con forza – la sfida all’ipercomplessità è una sfida in primo luogo conoscitiva, con teoria e ricerca/pratica che si alimentano vicendevolmente (!):

una sfida che porta con sé un’assunzione di responsabilità, a livello individuale e collettivo: innovazione e inclusione non possono essere “per pochi”. Altrimenti termini come identità, diritti, cittadinanza, libertà, inclusione, meritocrazia, accesso, partecipazione, democrazia etc. saranno/si riveleranno parole “vuote”, funzionali soltanto a certe narrazioni sull’innovazione e sul digitale ed ad un certo discorso pubblico fin troppo conformista e omologante.

Non saprei dirlo meglio. Chi oggi guarda al proprio orticello, chi non condivide il sapere, proprio e degli altri, chi predica la collaborazione (per gli altri) senza poi praticarla (nel proprio quotidiano) racconta una favola che neppure andrà tanto lontano nella storia delle letteratura.

Intervista Piero Dominici

Per queste sue parole che Piero Dominici divulga in lungo e in largo sul web sono in attesa di una sua intervista. Sono consapevole che le richieste per un professore universitario, impegnato a così alti livelli, siano numerose. E non sarà facile che mi risponda.

Da buon ottimista resto in attesa.

Quarta di copertina

Dalla quarta di copertina

L’attuale ecosistema della comunicazione, fondato su un’economia della condivisione e dell’immateriale, ci porta a riflettere criticamente e valutare le straordinarie potenzialità, ma anche le numerose criticità, della moderna prassi comunicativa e tecnologica: un cambiamento radicale di codici, culture, modalità di produzione e condivisione, gerarchie (disintermediazione) – una vera trasformazione antropologica (1996) – dalle numerose implicazioni in termini di paradigma, di cittadinanza e inclusione (non solo digitale), con ricadute notevoli su identità e soggettività in gioco.

Una rivoluzione di tale portata, legata a molteplici variabili e concause, da occasione irripetibile di innovazione sociale e mutamento, potrebbe rivelarsi l’ennesima opportunità per élites e gruppi sociali ristretti, a causa di tanti fattori: digital divide, cultural divide (troppo a lungo sottovalutato), asimmetrie, mancanza di strategie sistemiche di lungo periodo. Per questa complessità sociale, oltre ad una rinnovata attenzione per le regole e i diritti (Net Neutrality, FOIA, Internet Bill of Rights), occorrono approccio alla complessità, in grado di evitare spiegazioni riduzionistiche e deterministiche, ma anche, e soprattutto, una nuova sensibilità etica.

Dal momento che, oggi, come mai in passato, la tecnologia è entrata a far parte della sintesi di nuovi valori e di nuovi criteri di giudizio (1998). Gli attori sociali si trovano di fronte alla possibilità di operare un irreversibile salto di qualità: ma il problema non è soltanto rilevare, osservare il fatto scientifico, quanto prendere atto che la comunicazione è soprattutto un comportamento che genera comportamenti e produce valore. E, nel far questo, è di fondamentale importanza non confondere i mezzi con i fini, il piano degli strumenti con quello dei contenuti, la comunicazione con la connessione.

Chi è Piero Dominici?

Piero Dominici (PhD) insegna Comunicazione pubblica e Sociologia della comunicazione presso l’Università di Perugia ed è Visiting Professor presso Universidad Complutense Madrid. Si occupa di innovazione, comunicazione organizzativa, teoria dei sistemi, complessità, etica pubblica, responsabilità sociale.

Tra le sue pubblicazioni:

Indice Dentro la Società interconnessa

  • Introduzione
  • Comunicazione è complessità
  • Dalla società di massa. Percorsi e spunti per la comprensione del contemporaneo
  • (C’era una volta… la società di massa; La civiltà della comunicazione; Nuove socializzazioni; Dalla ricerca sulle comunicazioni di massa. Altri spunti per l’approfondimento; Un momento di svolta nella Communication Research: il flusso a due fasi della comunicazione; Le ricerche sugli effetti a lungo termine dei media)
  • Tra istanze di emancipazione e derive dell’individualismo: per una cittadinanza digitale
  • (Modernità radicale e globalizzazione; Società della conoscenza ed ecosistema della comunicazione; L’architettura distribuita del web e la nuova sfera pubblica; Comunicazione e cittadinanza: tra inclusione e nuove asimmetrie; Sulla comunicazione pubblica)
  • Dentro la Società interconnessa: rischi e opportunità della nuova complessità sociale
  • (La centralità strategica di informazione e conoscenza; L’analisi della società interconnessa; Razionalità limitata e vulnerabilità; La società interconnessa e il ritardo nella cultura della comunicazione)
  • Rimettere la Persona al centro: per un nuovo Umanesimo
  • (Una rifondazione dell’etica; La Persona, l’etica e le libertà digitali; Comunicazione e informazione: bisogni primari. Presupposti teorici ed elementi di approfondimento; Elementi per un’etica della comunicazione; Libertà è responsabilità; Il problema della responsabilità)
  • Conclusioni

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