È possibile donare la voce a chi non ce l’ha. Alcune malattie degenerative, infatti, compromettono spesso l’apparato fonetico e portano ad una sorta di mutismo. La tecnologia oggi messa a disposizione è quella dei sintetizzatori vocali. Questi sintetizzatori però hanno un suono meccanico, diciamo robotico. Mancano di calore, di calore umano.

Per questo motivo qualcuno ha pensato di risolvere il problema e creare una voce più umana con il contributo di tutti. Ne parla il sito disabili.com.

Secondo l’idea di Rupal Patel “le voci sintetizzate devono essere uniche come le impronte delle proprie mani”. Lei, ospite alla conferenza TED, è la creatrice e direttrice di VocalID (vocal identity), la compagnia che raccoglie migliaia di voci da tutto il mondo, crea profili dettagliati e li rivende a persone che ne fanno richiesta.

Rupal Patel fa notare che la voce di Stephen Hawking a volte è la stessa ad essere utilizzata da una bambina di 5 anni, colpita da una malattia differente: “Ciascuno di noi ha una impronta vocale unica che ne riflette l’età, la grandezza ma anche lo stile di vita e la personalità. Citando il poeta Longfellow ‘la voce umana è l’organo dell’anima’”.

Non immagineremmo mai di dare ad una bambina una protesi di un arto di un uomo adulto. Perché non è lo stesso con la voce del sintetizzatore?

VocalID

VocalID è una applicazione in inglese, solo per la lingua inglese e a pagamento.

Per registrare la propria voce serve trovarsi in una stanza molto silenziosa e avere un microfono abilitato del proprio dispositivo smartphone. Il processo è semplice ma richiede molto tempo. Alcune ore. Dopo la registrazione, alcune persone dedicate all’applicazione selezionano la voce in base ad età, sesso, nazionalità, per creare profili unici.

Queste configurazioni personalizzate verranno associate a persone senza voce, con caratteristiche simili al donatore ed implementate nel suo sintetizzatore.

Rupal Patel – Voci artificiali uniche come impronte.

Una parola per NeMO

Su questa scia Una parola per Nemo è una applicazione che permette di donare una parola ai malati di SLA che perdono la parola, in italiano.

A fine anno 2017 il centro Clinico NeMO ha lanciato una campagna #unaparolapernemo e invita tutti a partecipare alla creazione di un archivio di voci, regalando una parola ai pazienti a cui la voce è venuta a mancare a causa della malattia.

Nemo my voice video.

Per restituire dunque una voce umana alle persone affette da SLA il Centro Clinico NeMO ha lanciato questa campagna #unaparolapernemo.

COME DONARE #unaparolapernemo

Tutti possono contribuire a una parola per NeMO, scaricando la App NeMO-MY VOICE su App Store per chi possiede i prodotti Apple oppure su Android con Google Play registrando una parola. La parola verrà inviata dall’App stessa in un vocabolario posto nel cloud che converge nel progetto “Banca della Voce”.

L’App NeMO-MY VOICE può essere scaricata su tutti gli smartphone dalle piattaforme App Store e Google Play al costo di 2,30 euro. Il ricavato dei download andrà in donazione al Centro Clinico NeMO per sostenere tutte le progettualità di “Voice Banking”, è stata sviluppata dalla Società di Information Technology No-Hup.

Common Voice di Mozilla

Un altro progetto di donazione della propria voce è stato ideato da Mozilla. Lo scopo principale di Common Voice è quello di dare voce all’intelligenza artificiale. Ma nulla vieterà in futuro di utilizzare questa tecnologia proprio per favorire i malati di malattie degenerative e disabili.

Altra caratteristica di Common Voice è la gratuità della donazione della propria voce.

Secondo Wired

Mozilla ha deciso di creare un enorme archivio disponibile a tutti gli sviluppatori che vogliano progettare meccanismi conosciuti come “speech-to-text”, cioè capaci di riconoscere e trascrivere gli audio in testo.

Il progetto di crowdsourcing si chiama Common Voice e funzionerà, utenti permettendo, come motore open source di riconoscimento vocale, dal quale potranno poi attingere tutti quelli che vogliono creare applicazioni per il web o dispositivi vari.

L’appello “Dona la tua voce!” fa eco all’obiettivo di raggiungere 10mila ore di audio con accenti differenti (la lingua scelta è l’inglese) da mettere poi a disposizione pubblicamente entro la fine dell’anno.

Per chi vuole partecipare, il funzionamento è semplice: basta andare sul sito, o sulla relativa app per iOS, e registrare le frasi che sottopone (si possono anche riascoltare ed eventualmente cambiare).

Libroparlato

Altro progetto per donare la voce è Libroparlato che ha lo scopo di creare audiolibri per non vedenti. Qui le richieste sono un po’ più alte. Non basta donare la voce. È necessario superare un provino e rispettare alcune regole.

Dal sito è possibile leggere che possono partecipare

Tutti coloro che possono dedicare gratuitamente e costantemente alcune ore libere alla settimana per questa attività, nel rispetto dei tempi assegnati dal Centro, in questo modo sarà possibile consegnare ai nostri utenti gli audiolibri in tempo utile.

Così come avere alcuni prerequisiti artistici

Per diventare donatori di voce è necessario possedere una lettura chiara, espressiva, non monotona, non declamatoria; Possedere la capacità di modulare la voce cambiando il tono quando necessita: il rispetto della punteggiatura assume un ruolo importantissimo nella gradevolezza di ascolto.

Donare la voce

La nostra voce è lo strumento che ci permette di entrare in relazione con il mondo. Non è solo un canale di comunicazione. Attraverso la nostra voce gli altri comprendono il nostro stato d’animo, quello che proviamo. Ad un orecchio attento non sfugge neanche se diciamo la verità o meno.

Ne abbiamo parlato diverse volte qui sul blog. Partendo dalle geografie emozionali e geografie dell’ascolto siamo arrivati a parlare della prima volta che si entra a far parte del contesto sonoro, così come per parlare di come la nostra voce influenza il nostro stato d’animo.

Insomma, è uno strumento importante e potente. Farne un buon uso è importante. Almeno quanto riuscire a donarlo a chi non ne possiede la facoltà.