Come procede il mio blog di questi tempi? In queste ore, in tanti si stanno chiedendo cosa fare. E me lo sono chiesto anch’Io. Scrivere, non scrivere, continuare a pubblicare come nulla fosse. L’ho chiesto ai miei lettori su facebook e in tanti dicono di aprire, di trovare il modo per distrarre i propri lettori dal tema onnipresente del coronavirus.

Ma sebbene gli inviti a liberare tutto siano forti, la mia personale risposta è stata quella di fermarsi, di attendere un attimo, di fare mente locale. Si, anch’io continuo ad ascoltare chi sta liberando i propri contenuti, ma non è che mi entusiasmano come prima. Non penso di acquistare servizi da queste persone.

E dunque se prima io stesso non apprezzo questi contenuti, perché io stesso dovrei produrli?

Lo so che le persone continueranno ad acquistare assistenti vocali, anzi, certamente. Il blog sta riacquistando lettori sui miei vecchi articoli.

Al momento, mi sto dedicando al mio Osservatorio Coronavirus, ma come già detto è una serie di appunti che spero di poter sviluppare anche su altri progetti.

Ma quando per andare a fare la spesa ti devi bardare come se stessi andando dentro un reattore nucleare. E quando rientri ti devi disinfettare come se ci fossi entrato davvero… come si può affermare che andrà tutto bene?

Tutti la stessa domanda, tutti la stessa risposta

C’è chi invita a continuare a scrivere come nulla fosse, per permettere a chi legge e studia di avere altri contenuti diversi dal tema Coronavirus. C’è chi invita a studiare e ad intensificare lo studio proprio in questo periodo. per superare la concorrenza.

C’è chi regala corsi, chi fa prezzi stracciati e sconti di ogni genere. Per la comunità.

Altri si sono lanciati nelle analisi numeriche del contagio ed essendo tema diverso dal marketing, non vedo più la loro lucidità di pensiero.

Ognuno reagisce a modo suo. Ma se già noi stessi abbiamo il dubbio e ci chiediamo cosa fare, probabilmente è il momento di non pubblicare.

Parola di guru

Accadeva già prima dell’era Coronavirus. Qualche guru lanciava, una frase, un’idea, e tutti gli altri a replicare quell’idea a raffica.

Oggi il mantra è che devi aprire tutto, devi regalare corsi, studiare per essere migliore e produrre contenuti come se non ci fosse un domani. Che appunto forse non ci sarà.

Due scelte

O starsene a casa a guardare qualche serie in abbonamento NETFLIX o Amazon Prime video.

Oppure formarsi. Dunque leggere nuovi libri, seguire un corso online ed altro.

E questo dovrebbe farci riprendere il controllo della nostra vita o della nostra situazione finanziaria.

Ovviamente per essere avanti alla concorrenza che in questo momento sta oziando.

Ora, io non so a quale categoria si appartenga. Ma oltre al fatto che si possono fare entrambe le scelte, non vedo perché giudicare gli uni e gli altri, per delle reazioni emotive che sono incontrollabili.

Ricette preconfezionate

Ovviamente tutti hanno ricette facili, pronte e gratuite. Speciali guide, kit di sopravvivenza, linee guida generali, per questo periodo di quarantena e per dopo, che tanto si ritorna alla normalità. Senza dimenticare tutto l’essenziale per ripartire.

Tutti un po’ coach e insegnanti di coaching, psicologi che ti spiegano passo passo, quasi senza pensare, a come risollevare la tua economia. Le domande da porsi, gli scenari belli e pronti che dovrai affrontare, le azioni che dovrai fare nel mondo che verrà, come e su cosa devi spendere.

Insomma i segreti che devi sapere tu e che il guru, insieme ai suo adepti, ripetono a migliaia di persone. Il tutto per aprire flussi di reddito che non si capisce da dove arriveranno, se l’economia reale crolla.

Video motivazionali

Diciamo che il miglior esempio di ottimismo e motivazione lo raggiunge Cairo Editore. Non uno qualunque, non un ragazzo che si deve fare strada. Ma un personaggio pubblico, uno degli imprenditori più importanti d’Italia, proprietario di La7 e del Corriere della Sera.

La casa in diretta

Mentre un bell’esempio di realtà ce lo propone, in maniera ironica, Giovanni Scifoni.

Un minimo di realismo

Il vizio a mio parere sta tutto nel fatto di pensare che si tornerà alla normalità, che tutto sarà come prima. Si può continuare a fare tutto pensando che si tratti solo di una pausa, lunga e forzata. E quello che accadrà sarà solo un copia e incolla di quello che è stato.

Chi mi conosce sa che sono un ottimista per scelta. Cioè ho scelto di vedere il bello del futuro sulla realtà, o meglio su quello di cui ho il controllo.

Sulla questione Coronavirus, invece, non riesco ad essere ottimista, nel breve termine. A lungo termine è ovvio che, nei tempi già dati dagli scienziati, si troverà un vaccino e un farmaco che sconfigga il virus. Ma nel breve dobbiamo fare i conti con la realtà.

Sopravvivenza

Prima di tutto se vivremo o sopravviveremo sarà solo un caso.

Per quanto si possa restare a casa il più a lungo possibile, prima o poi, si deve uscire. E basta incontrare il primo asintomatico, con livello intellettivo al di sotto della media, senza mascherina o che ama la tua stessa marca di biscotti, per essere contagiato. Insomma il caso stabilisce che ti sei trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato.

Lutti

Ma poi la cosa che ci colpirà maggiormente è il lutto. Pensavo che il lutto avrebbe segnato maggiormente le coscienze. La vista delle bare aveva creato disagio in molti.

Ci sono già e ci saranno lutti che colpiranno in maniera profonda la nostra Nazione. Ne vivremo, per forza di cose alcuni sulla nostra pelle. Che sia un familiare, un amico, un conoscente, un vicino di casa.

Ci aspetta un periodo doloroso, in cui non ci sarà l’entusiasmo o la serenità nelle nostre famiglie, né italiane, Nè di altri Stati.

Stiamo vivendo una terza guerra mondiale. Molto diversa da come ce l’aspettavamo, ma è una guerra.

Ma alla riapertura molte persone stanno facendo tutto quello che non avevano mai fatto in vita loro. Favorendo, più o meno consapevolmente, la diffusione del virus.

Crisi economica inimmaginabile

C’è una crisi economica che incombe. Ci sono conflitti sociali che stanno sobbollendo. Ci sono contraddizioni che stanno esplodendo.

Qui non si tratta di un terremoto in un piccolo paese, un comune o una provincia o una regione. Qui è l’intera Nazione, l’intera Europa che soccombe economicamente.

Tra l’altro neppure siamo stati in grado di gestire terremoti come l’Aquila, dove per esempio, ancora non è stato fatto nulla, dove ancora le persone vivono nei capanni, figurarsi se riusciremo a risollevare l’economia Nazionale.

Ed anche a risollevare le misere sorti, le concessioni dello Stato sono fatte a forza di debiti. Se non ora, se non quest’anno, ma tra due, tre anni, sempre che si ritorni davvero come prima, questi debiti si dovranno pagare.

Nulla sarà come prima

Avremo da studiare nuove forme di socialità, nuove giurisprudenze, nuovi metodi di collaborazione, nuovi modi di insegnare e di apprendere. E non cis sarà nulla di preconfezionato, nulla di come ce lo immaginiamo.

Questa situazione durerà anni. L’ho già scritto e detto. A questo virus, ne seguiranno altri. E anche se non ci raggiungeranno, come non ci hanno raggiunto altri virus, peggiori di questo, come l’Ebola in Africa, domani avremo una sensibilità molto diversa.

Almeno in teoria. Da quello che si sta vedendo nelle settimane di agosto la tendenza della popolazione è quella di ritornare al vecchio status quo di prima.

Comunità

Mi aspetto che le comunità finalmente riprendano il loro ruolo.

Spero davvero che i miei vecchi articoli

Vengano smentiti per essere ripresi, rivisti e corretti. Almeno in meglio.

Adattamento e abitudine

Ci adatteremo, certo.

Il potere delle abitudini ci permetterà di stare ancora a questo mondo.

Ritorneremo a fare alcune cose come prima. Ma altre non le faremo più o le faremo in modo completamente diverso.

Torneremo a scrivere, a lavorare, forse.

Molto dipenderà da come la società risponderà. Se le istituzioni riusciranno a tenere calmi gli animi di chi calmo non riesce a stare.

L’uomo si è adattato pure ai lager, figurarsi se non ci adatteremo al nostro divano, al nostro lavoro da casa.

Quale presente?

Personalmente non riesco a far finta di nulla oggi, io non me la sento. Voglio vivere, voglio stare in salute, non voglio contagiare i miei genitori perché sono andato a fare la spesa nel momento sbagliato.

Voglio sentire gli amici, le persone che mi fanno sentire bene. Voglio riallacciare relazioni che avevo allentato.

Questo voglio fare oggi. Del domani non c’è certezza.

Scrivere oggi è un abitudine, una valvola di sfogo personale.

Quale futuro?

Andrà tutto bene è una frase da dire ai bambini. Con i più piccoli si deve scherzare ed essere ottimisti.

A noi professionisti ed intellettuali spetta pensare a quale futuro ci attende in maniera seria e composta.

A noi spetta di essere visionari, analizzare questo tempo e avanzare proposte di buon senso e di prospettive innovative per un tempo futuro che non sappiamo come affrontare.

Perché, probabilmente tutto quello che abbiamo imparato fino a poco tempo fa, tutto quello che abbiamo fatto fino a pochi giorni fa, non sarà utile nel mondo di domani.