Progettare relazioni umane potrebbe essere un buon esercizio per questo periodo natalizio che ci avviciniamo a vivere.

Chi, nei prossimi anni, vorrà progettare il futuro, avrà il compito di progettare legami, creare archi, archi di relazione. Progettare buone relazioni umane che migliorino l’esperienza. D’altronde i migliori progetti digitali sono quelli che nascono intorno ad una comunità di persone, in modo del tutto analogico.

Ho pensato a questo articolo proprio partendo da uno dei miei post sull’ Onlife, sul nuovo contesto di Vita in cui ci troviamo. Mi è venuta in mente un breve video di Luciano De Crescenzo che ha definito l’ascensorite una malattia della comunicazione.

L’ascensorite

La soffrite anche voi? Avete presente quando vi trovate in un ascensore e sentite un certo disagio?

Ciò che provoca il disagio, se non lo sapete già, è che la persona che ci troviamo accanto, sebbene sia una sconosciuta, si trova all’interno dello spazio, ristretto, della nostra intimità. Ognuno ha il suo limite, ma genericamente la distanza degli sconosciuti si trova oltre la lunghezza del nostro braccio. All’interno ci stanno tutte le persone che riteniamo intime. All’esterno tutto il resto del mondo.

In un ascensore questo spazio viene invaso reciprocamente e le reazioni sono le più diverse. C’è chi si sente quasi in dovere di parlare e di comunicare. Di parlare del tempo, per esempio. Altri più sulle proprie, rivolgono lo sguardo al neon o alle scarpe, cercando di dissimulare l’imbarazzo. Sempre più diffusa però è la pratica di rivolgersi al proprio telefonino e alla propria connessione.

Fin quando questa connessione non è esistita si conviveva con questo disagio. Magari cercando di superarlo. Oggi, che siamo tutti connessi, preferiamo astrarci dal nostro corpo ed entrare in una nuova dimensione.

Costruire relazioni

Progettare relazioni umane è un processo complesso che coinvolge molte variabili. Ecco alcuni suggerimenti per progettare relazioni umane positive e costruttive:

  1. Comunicazione: La comunicazione è fondamentale in ogni relazione umana. È importante ascoltare gli altri e farli sentire ascoltati, rispettare le opinioni degli altri e comunicare le proprie in modo chiaro e diretto. La comunicazione aperta e onesta è la base per qualsiasi relazione sana.
  2. Empatia: L’empatia è la capacità di comprendere e sentire ciò che gli altri provano. La capacità di mettersi nei panni degli altri aiuta a creare relazioni significative. Inoltre, l’empatia favorisce la comprensione reciproca, il rispetto e la tolleranza.
  3. Rispetto: Il rispetto reciproco è fondamentale in qualsiasi relazione. Rispettare gli altri significa accettare le loro differenze, i loro bisogni e le loro opinioni. Il rispetto reciproco crea un ambiente sicuro e confortevole per entrambi i soggetti coinvolti.
  4. Fiducia: La fiducia è un elemento chiave in ogni relazione umana. Costruire la fiducia richiede tempo e sforzo, ma è fondamentale per creare relazioni durature e significative.
  5. Collaborazione: La collaborazione è importante in ogni tipo di relazione umana. Collaborare con gli altri significa condividere idee, pensieri e sentimenti e lavorare insieme per raggiungere un obiettivo comune.
  6. Autenticità: Essere autentici significa essere se stessi e non fingere di essere qualcun altro. Essere autentici permette di creare relazioni più profonde e autentiche.
  7. Compassione: La compassione significa preoccuparsi degli altri e cercare di alleviare il loro dolore o la loro sofferenza. La compassione aiuta a creare relazioni umane più empatiche e significative.

Questi sono solo alcuni dei fattori che possono aiutare a progettare relazioni umane positive e costruttive. Tuttavia, ogni relazione è unica e richiede un’attenzione particolare ai bisogni e alle esigenze delle persone coinvolte.

Dall’etica alle relazioni…

Perdonerete se ritorno spesso sull’argomento. Ma fin quando non percepirò la consapevolezza di questo concetto, continuerò a riproporlo.

… Dall’architettura delle relazioni all’architettura dell’informazione

Viviamo in un contesto complesso. Piero Dominici, definisce la nostra società una società ipercomplessa.

Per comprendere il contesto è necessario indagare, studiare, comprendere e approfondire attraverso i mezzi culturali e non attraverso la tecnologia. I pubblici, i lettori, i seguaci, sono da studiare e analizzare ma non numericamente o quantitativamente. Li dobbiamo analizzare umanisticamente, antropologicamente, culturalmente. Non possiamo capirli in altro modo.

Mettere l’utente al centro può significare tutto e niente. Certo che ogni sito, ogni servizio, è rivolto all’utente. Ma come questo sito o servizio risponde all’utente è tutta un’altra cosa.

Partire da noi stessi

Quali sono le nostre relazioni? Come si sono modificate nel tempo? Che relazioni avete con il vostro vicino di casa? Quali relazioni sono esistenti nel vostro condominio? Quali sono le relazioni nella scuola dei vostri figli? Che ambiente c’è sul posto di lavoro? Che rapporti si sono creati?

Nel tempo le relazioni si modificano. Almeno le mie si sono modificate profondamente. In molti casi ho alimentato relazioni sbagliate. In altri casi, sono stati gli altri a sbagliare nell’alimentare relazioni con me. Colpe e meriti non stanno mai dalla stessa parte. Alla fine restano le relazioni più significative. Significative soggettivamente.

E sul posto di lavoro? Chi ha organizzato o progettato le vostre relazioni? Riuscite a determinare le relazioni tra un ufficio e l’altro? Chi è stato a determinare queste relazioni? Sono stati i direttori a determinare amicizie e inimicizie? Quali scelte politiche hanno portato ad unire o a dividere i lavoratori?

E se al centro del vostro lavoro fosse messa la vostra persona? I vostri bisogni? La disposizione dell’ufficio resterebbe la stessa? Le relazioni con i colleghi sarebbero le stesse? Le relazioni con l’esterno sarebbero sempre uguali?

L’illusione di decidere

Viviamo nell’illusione di decidere come vivere, come spostarci, come lavorare e come relazionarci agli altri e allo spazio. E’ così solo in parte.

Le case che siamo, viviamo e abitiamo, gli uffici che frequentiamo, le vie che percorriamo, non sempre sono state progettate e pensate per noi. In Italia più che in altri posti. In Italia, spesso, palazzi destinati ad abitazioni sono diventate scuole; palazzi storici si sono trasformati in sedi governative.

Noi non decidiamo la piazza da frequentare, non entriamo in una strada senza alcuna regola, non decidiamo quanto grande debba essere il nostro ufficio o la camera d’attesa. Noi non scegliamo di lavorare in un open-space piuttosto che in un camerino.

Insomma, molte strutture ci vengono imposte, dal tempo, dalla storia, dalla politica. Vedrò, in qualche altro post, di parlarvi della piazza come spazio sociale.

La giusta distanza

Ho ripensato al film di Mazzacurati che ha un titolo emblematico, La giusta distanza.

Nel giornalismo, così come nelle relazioni umane, è necessaria la giusta distanza.

Proseguendo sul tema ho trovato Raffaele Morelli che scrive a tal proposito

il tema della “distanza” tra noi e gli altri è così importante per valutare il nostro benessere mentale. Saper vivere con gli altri alla “giusta distanza”, senza farsi invadere ma anche senza isolarsi, permette di impostare in modo più gratificante la nostra vita, non solo quella che si svolge in loro presenza, ma anche quella che viviamo con noi stessi.

Occorre una giusta alternanza 

Fiducia per costruire relazioni

La fiducia è un’emozione positiva e una credenza in cui si ha la certezza che una persona o una situazione sia affidabile e che le sue azioni o le sue parole siano vere e coerenti con i propri interessi o con gli interessi dell’altro. La fiducia è quindi la convinzione di poter contare sull’altra persona e sulla sua integrità, sulla sua lealtà e sulla sua capacità di rispettare le promesse o gli accordi presi.

La fiducia si basa sulla conoscenza dell’altro, sull’esperienza delle sue azioni e del suo comportamento passato, sulla sua coerenza e sulla sua trasparenza nel comunicare e nell’agire. La fiducia richiede tempo e impegno per essere costruita e consolidata, ma una volta raggiunta, può essere un elemento fondamentale per mantenere una relazione sana e duratura.

La mancanza di fiducia può portare a tensioni e conflitti in una relazione, generando sospetti, incertezze e timori. Per questo motivo, è importante costruire la fiducia nelle relazioni umane, promuovendo la trasparenza, l’onestà e la coerenza nell’agire e nel comunicare con gli altri.

Fiducia come irragionevolezza

Ma progettare relazioni per costruire cosa? Ovviamente Fiducia. Nelle relazioni, nelle relazioni vere, si costruisce la Fiducia.

La fiducia è uno dei valori dell’architettura dell’informazione. Scrive Federico Badaloni, autore del libro architettura della comunicazione

Fiducia è muovere da un presupposto positivo. Nei vostri stessi confronti, nei riguardi dei vostri collaboratori, degli utenti.

Se c’è qualcosa che non vi torna, considerate la possibilità che il problema non sia necessariamente fuori di voi e riflettete sul fatto che questa sensazione è un’occasione. Anche la sensazione più piccola.

L’architettura dell’informazione si nutre del piccolo e del semplice perché è il piccolo che produce il grande e il semplice che produce il complesso.

Sempre sulla fiducia mi sono sembrate interessanti le parole di don Luigi Verde, intervenuto ad un convegno sulla fiducia. Don Luigi Verde è un parroco e parla di Fede. Dunque parla di fiducia irragionevole. Ma fino a prova contraria, la fiducia o c’è o non c’è.

Io pongo fiducia in ciò che è possibilità ma non sono sicuro che ci sarà, che forse ci sarà, che sarebbe bello che ci fosse, ma non lo so. E allora la fiducia è la parte dell’irragionevole che tu hai il coraggio di assumerti; quanto coraggio irragionevole hai?

Costruire empatia

L’empatia è la capacità di comprendere e condividere le emozioni e le esperienze degli altri. L’empatia permette di mettersi nei panni dell’altro, di comprendere il suo punto di vista, di condividere le sue emozioni e di rispondere alle sue esigenze con comprensione e sensibilità.

L’empatia è una caratteristica importante delle relazioni umane, perché aiuta a creare un senso di vicinanza e di connessione tra le persone, favorendo la comprensione reciproca, il rispetto e la tolleranza. Inoltre, l’empatia permette di sviluppare relazioni più profonde e significative, basate sulla condivisione di emozioni e di esperienze.

L’empatia richiede un’apertura mentale e una capacità di ascolto attivo, di accettazione e di rispetto delle differenze degli altri. Essere empatici significa essere disposti a comprendere le esperienze e le emozioni degli altri, senza giudicare o criticare, ma cercando di offrire supporto e comprensione.

In sintesi, l’empatia è una competenza sociale fondamentale per progettare relazioni umane positive e costruttive, poiché favorisce l’ascolto attivo, la comprensione reciproca e la creazione di un ambiente di fiducia e di rispetto reciproco.

Empatia umana

L’empatia non significa solo condividere le emozioni degli altri, ma anche comprendere il loro punto di vista, ascoltare attivamente e rispettare le loro esigenze. Essere empatici significa mettersi nei panni degli altri, senza giudicare o criticare, ma cercando di comprendere e di offrire supporto.

L’empatia è importante perché aiuta a creare un senso di vicinanza e di connessione tra le persone, favorendo la comprensione reciproca, il rispetto e la tolleranza. Inoltre, l’empatia permette di sviluppare relazioni più profonde e significative, basate sulla condivisione di emozioni e di esperienze.

Tuttavia, è importante anche sottolineare che l’empatia non deve essere confusa con la simpatia o l’indulgenza. Essere empatici non significa approvare o giustificare le azioni degli altri, ma cercare di comprendere il loro punto di vista e offrire supporto per trovare soluzioni positive.

In sintesi, l’empatia è una competenza sociale importante per progettare relazioni umane positive e costruttive, ma deve essere accompagnata da altri comportamenti, come l’ascolto attivo, il rispetto reciproco e la capacità di risolvere i problemi insieme.

Ascolto per progettare relazioni umane

Progettare relazioni umane non è facile perché coinvolge la parte più intima di noi stessi. E’ nella cura di quella malattia di cui parlavamo alcune righe fa. Curare la comunicazione, in tutti i sensi. Fidarsi, lasciarsi andare. Quante volte ci è stato detto? Quante volte ce lo siamo ripetuti?

Da parte mia (ri)propongo, come strumento di partenza, la pratica dell’ascolto. Ascolto di se stessi e ascolto degli altri. Ascoltare farà certamente del bene alle nostre relazioni.

Per chi vuole cominciare o riprendere il percorso può cominciare da queste sei lezioni: 6 TED Talks su ascolto e progettazione.

Buon ascolto! Buon Natale! Buone relazioni!

Architettura dell’informazione per costruire fiducia

Set 30, 2019 

Sulla Fiducia, sul costruire fiducia, ci sarebbero da scrivere libri interi. Qualcuno lo ha fatto. Altri, più autorevoli di me, lo stanno dicendo in tutte le salse. Qui vorrei solo sottolineare l’importanza di questo concetto all’interno del mondo dell’informazione e della progettazione. E raccogliere i pensieri che ho letto in giro.

Tipi di fiducia

Le situazioni in cui la fiducia è fondamentale sono tante. Fiducia comprende il significato di Certezza e di sicurezza. viene dal latino fides. Fiducia, fede, sicurezza, fidarsi e affidarsi sono compagni inseparabili.

La fiducia o la sua mancanza dipende dal contesto. Al contesto è legata indissolubilmente. Si può aver fiducia della propria compagna in cucina, ma non quando è alla guida. Si può avere fiducia del proprio collega a lavoro ma non durante una festa.

La fiducia non può esistere da sola, separata da un contesto o da un rapporto. Questo si applica agli altri e a noi stessi. Quando ci si sente più fiduciosi in un certo contesto piuttosto che in un altro.

Fiducia individuale e fiducia globale

Prima di iniziare il discorso è necessario fare una distinzione tra fiducia individuale e fiducia globale. 

È ovvio che sulla fiducia individuale, sulla fiducia che diamo alle persone che ci circondano, ciascuno applica un proprio metro di valutazione. Valutazione che deriva da esperienze personali, caratteriali, se non “a pelle”.

Qui si parla di fiducia globale. Quella fiducia che diamo ad aziende, brand, professionisti, strutture ed enti complessi, come amministrazioni e partiti.

Fiducia individuale

La fiducia individuale è quella che viene definita dal dizionario etimologico della Zanichelli come il senso di affidamento e di sicurezza che viene da speranza o stima fondata su qualcuno o su qualche cosa.

La Treccani definisce la fiducia come un

Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità.

Per cui avere fiducia significa avere una valutazione positiva verso l’altro che ci ispira speranza o stima e che genera in noi un sentimento di sicurezza e tranquillità.

Detta così, se qualcuno ha fiducia in te, c’è da far tremare i polsi. Perché questi sono i sentimenti che un figlio può avere della propria madre o del proprio padre.

Strategie per costruire la fiducia

Leggo sul web, dalle pagine di un certo Amleto Petrarca, psicoterapeuta, cinque strategie per costruire la fiducia in un rapporto.

Con la generosità : Jerome Blattner diceva che una persona che non ha fiducia nell’altro, come può ricevere fiducia? Tolleranza e pazienza: tolleranti con gli  errori altrui senza essere un giudice inflessibile. Avere la pazienza necessaria, considerando che la fiducia si acquisisce nel tempo.Affidabilità. Coerenza. Siate aperti.

Fiducia globale

La fiducia globale è molto più liquida e molto più fluttuante. Se un brand o un partito politico o una istituzione perde la vostra fiducia, cosa che sempre più spesso si verifica, può sempre riprenderla. Così anche un giornale o un telegiornale.

La vostra fiducia globale può essere sempre recuperata. Perché in base agli spostamenti, che non sono solo individuali, alle azioni del gruppo, potete potete modificare la vostra sensazione di fiducia.

La lenta migrazione della fiducia

Riccardo Scandellari, su buzzoole, ricordava già nel 2017, i dati (anno 2016) di Datamediahub per dire che

l’influenza dei social network ha scardinato il sistema rendendo i singoli nodi (gli utenti) portatori di un’informazione ritenuta affidabile e meritevole di essere creduta.

Facebook e Twitter hanno creato un luogo informativo in cui tutti abbiamo la capacità e la responsabilità di informare chi ci segue e accorda più fiducia a noi che ai media classici.

Chi comunica o informa, da ora non può più permettersi di escludere le singole persone dalla propria strategia di diffusione, perché sono questi al centro della fiducia!

Design e fiducia: il primo passo per conquistare un utente

Biz Stone scrive su Medium che un utente impiega circa 50 millisecondi per farsi un’idea di un sito web. Per cui, designer ed architetti dell’informazione devono imparare a progettare qualcosa che sopravviva a questo micro lasso di tempo.

Superato questo tempo, si passa ad una fase successiva che deve rassicurare la persona a poter restare e creare un ponte di fiducia.

E come rafforzare la loro fiducia? Come far rimanere il pubblico focalizzato? Provando a mettere insieme

– La familiarità

– Risposte

– Interesse comune

 Bufale, web, etica digitale

Mi ero già occupato tempo fa di fake news. Così come ne ho parlato con altri due articoli

andava già pesante anche Luciano Floridi, che i lettori conoscono per il suo Onlife Manifesto.

Certo, più gente va online, maggiore diventa il rumore di fondo e montano i dissapori e i disaccordi. Ma la verità più profonda è che il digitale è invecchiato male perché abbiamo abbassato la guardia contro il deterioramento e l’inquinamento dell’infosfera, scambiando gli abusi per libertà d’espressione, la profilazione (profiling) per personalizzazione, lo spionaggio per sicurezza, l’apatia per tolleranza, il populismo per democrazia.

Abbiamo lasciato crescere l’infosfera in maniera caotica, senza guida e senza un chiaro progetto socio-politico, felici che ci desse esattamente quello che volevamo. E quello che vogliamo ci sta facendo ammalare.

Chiaramente ci serve un luogo di confronto aperto e indipendente per portare gli stakeholder tutti insieme a partecipare al dialogo, alle decisioni, e all’implementazione di soluzioni ai problemi etici comuni causati dalla rivoluzione dell’informazione. Dobbiamo modellare e guidare il futuro del digitale e smettere di rincorrerlo. È tempo di lavorare a una nuova architettura per un migliore modello di infosfera.

E in fondo è quanto afferma Jorge Arango quando è venuto in Italia.

Andrea Fontana

Il problema pare dunque che non siano le bufale in sé ma chi le divulga. Andrea Fontana (non siamo parenti) approfondiva nel 2017 sul suo sito, parlando di post verità.

Strana cosa la verità. Concetto-esperienza paradossale. La verità infatti implica sempre la “verificabilità dei fatti” ma allo stesso tempo l’adesione consensuale a una cornice di senso.

La verità è quindi un ossimoro. Contemporaneamente la verità è un fatto oggettivo e un significato soggettivo. E’ verificabilità di un fatto (la “veritas” dei latini) ma anche la “rivelazione di un significato dell’essere” (l’Aletheia dei greci).

Quando diciamo “è vero!” portiamo con noi un “dato” e un “significato”. Sempre. Ciò vuol dire che la nostra vita sociale, politica, economica, aziendale, personale… implica in ogni istante la descrizione (di un fatto) e la narrazione del significato di quel fatto. Sempre insieme, sempre congiunti.

Noi li separiamo. Li separiamo nelle nostre singole vite. Li abbiamo separati nella nostra storia umana. Non possiamo reggerli contemporaneamente. La nostra mente – se non è educata a farlo – non contiene questo paradosso.

Allora accade come con il mare: ci sono onde che vanno e che vengono. Attimi della nostra vita o secoli della storia sociale. In alcuni momenti abbiamo bisogno di verificabilità, in altri di significato profondo a discapito di tutto e contro ogni fatto. A volte abbiamo bisogno della prova concreta. Altre solo bisogno del sogno e di credere!

Il valore della Fiducia

Secondo Federico Badaloni, la Fiducia è uno dei valori dell’architettura dell’informazione.

FIDUCIA

Quanti servizi sono nati e funzionano sulla base di un sostanziale atto di fiducia nei confronti delle persone?

Fiducia è muovere da un presupposto positivo. Nei vostri stessi confronti, nei riguardi dei vostri collaboratori, degli utenti. Se c’è qualcosa che non vi torna, considerate la possibilità che il problema non sia necessariamente fuori di voi e riflettete sul fatto che questa sensazione è un’occasione. Anche la sensazione più piccola.

L’architettura dell’informazione si nutre del piccolo e del semplice perché è il piccolo che produce il grande e il semplice che produce il complesso.

La fiducia facilita. La fiducia è inversamente proporzionale al possesso del controllo.

Imparate a lasciarvi andare. Solo così altri si lasceranno andare a ciò che avete creato per loro.

Modelli di business e fiducia

Concludo, segnalando il post su modelli di business e fiducia di Maria Cristina Lavazza, sul suo sito. Maria Cristina Lavazza ci indica una via di progettazione per costruire ecosistemi di fiducia. Perché costruire fiducia significa poter guadagnare di più.

momenti chiave sono spesso aldilà di quelle che consideriamo le interazioni fondamentali tra cliente e brand (acquisto, post care, etc.) e si fissano in momenti di passaggio tra un contatto e un altro. Sono quei momenti spesso non coperti dai touchpoint in essere, ma che possono fare la differenza nella costruzione di fiducia.

È necessario architettare sistemi di supporto attraverso i vari canali in grado da alimentare quella fiducia su cui si basa il rapporto brand-cliente. La persona deve poter contare su risposte continuative senza percepire la differenza erogativa.
Non importa a quale canale mi rivolgo perché raggiungerò la stessa risposta nello stesso tempo.

Solo così le persone saranno motivate a fornire qualcosa in cambio come il proprio tempo, la propria attenzione o i propri dati. I dati personali e la fiducia dei consumatori sono gli elementi costitutivi dell’economia dell’esperienza (personalizzata). Ma questi devono essere guadagnati dalle imprese, forniti volentieri dai consumatori ma soprattutto progettati con cura senza lasciare nulla al caso.

Per le aziende ignorare tale processo equivale stare in canoa senza pagaiare con le rapide sempre più vicine.
Eppure i presupposti per frenare l’ineluttabile ci sono tutti.

È necessario che le aziende cambino l’approccio al mercato e per andare oltre i numeri delle conversioni.

Verification Handbook

Personalmente lavoro giorno per giorno su questo rapporto di fiducia nella vita quotidiana come nella mia attività professionale.

Sul blog già da anni ho adottato il verification handbook, uno strumento dedicato ai giornali e giornalisti, che penso riguardi tutti gli attori che producono contenuti sul web.

Verificare le notizie sempre. Dire, pubblicare e condividere notizie vere aiuta a costruire la fiducia. Ma aiuta anche a costruire un internet migliore.

Io ci provo. Dimmi tu se ci sto riuscendo.

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